Su rimorchio e pilotaggio avanza la liberalizzazione
Gli armatori navali premono per allargare la concorrenza – L’ipotesi nella riforma della riforma – E la “spending review” punterebbe anche alla fine di Castalia
BRUXELLES – Se ne parlerà, anche se forse solo nella relazione del presidente Paolo d’Amico, nell’assemblea annuale di Confitarma che è in programma domani – giovedì 4 – a Palazzo Colonna a Roma. Perché l’attacco ai cosiddetti “servizi nautici” da parte di chi chiede la loro liberalizzazione in nome della concorrenza e del mercato, ormai è approdato anche a Bruxelles. Un attacco che coinvolge non solo il servizio di rimorchio nei porti italiani, ma anche più in generale il pilotaggio e tutto quello che secondo gli armatori può rientrare nell’«autoproduzione» degli equipaggi.
[hidepost]La battaglia si preannuncia lunga, ma non infinita. L’Europa ha allo studio le risposte di un questionario fatto in tutti i porti dell’UE; e da questo studio uscirà l’ipotesi ufficiale di revisione delle procedure.
Nell’ultimo incontro a Bruxelles, cui hanno preso parte anche esponenti di Assoporti (Costa e Gallanti tra i più attivi) il direttore di Assorimorchiatori Paolo Berardi ha difeso l’attuale normativa italiana, sottolineando in particolare l’esigenza di cospicui investimenti e di forte professionalità nel settore: tutte cose che non si possono lasciare all’iniziativa del libero mercato ma richiedono controlli continui. Del resto è stato ricordato che l’art. 14 della proposta di legge di riforma della 84/94 ha già dato la risposta italiana al problema del rimorchio, confermando che il rimorchio appartiene ai servizi pubblici essenziali anche per la sicurezza e affida all’Autorità Marittima, coordinata con l’Autorità portuale (è questa una delle ultime novità) il controllo porto per porto, ovviamente sotto il cappello centrale del ministero delle Infrastrutture. Nel testo italiano si introduce anche un’altra novità: quella della “prontezza operativa” non solo nei porti dove il rimorchio è prassi corrente sulla maggioranza delle navi, ma anche in quelli dove la stragrande maggioranza delle stesse navi opera senza rimorchiatori. In questo caso la proposta è di spalmare il costo della “prontezza operativa” (in sostanza, il rimorchiatore di servizio di sicurezza h/24) non solo sulle navi ma anche su tutti gli utenti del porto. Se n’è parlato ancora poco a livello dei vari scali, ma la cosa non passerà senza qualche mugugno.
La tesi degli armatori, che tendono a liberalizzare i servizi e a renderli meno onerosi per le grandi navi, è invece che oggi in molti porti si opera in una specie di monopolio: sia per quanto riguarda il rimorchio e i suoi costi, sia per quello che riguarda il pilotaggio, peraltro nemmeno garanzia di corresponsabilità civile e penale in caso di incidenti perché il pilota – dicono gli armatori – è solo un consigliere ma la responsabilità rimane del comandante.
Insomma, non si tratta di piccoli problemi. Sui quali torna ad incidere, per ora in maniera indiretta, la minaccia di una nuova “strizzata” al servizio di prevenzione degli inquinamenti marini svolto con crescente difficoltà (e con forti tagli di contribuzione) da Castalia. Alla prova dei fatti, Castalia ha bene operato anche nelle circostanze che hanno seguito il naufragio della Costa Concordia. Ma la spending review montiana a quanto pare non guarda in faccia a nessuno. E dopo aver ridotto al lumicino gli stessi organici del ministero dell’Ambiente, tagliando a zero anche gli esperti provenienti dalle Capitanerie e dagli organismi tecnici più qualificati, punta adesso ancora più in alto. Della serie: Castalia, addio?
A.F.
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