Darsena Europa, mancano 130 milioni per finirla e Gariglio bussa a Roma
Salvini: non sarà una cifra del genere a mettere in discussione un’opera così importante

Il reticolo di dreni per accelerare il consolidamento della prima parte della maxi-Darsena e, sullo sfondo, il terminal Tdt (gruppo Grimaldi)
LIVORNO. Per portare a termine l’operazione Darsena Europa «mancano 130 milioni di euro». Lo dice la nota con cui da Palazzo Rosciano, sede dell’Authority, si racconta lo stato delle cose presente relativamente alla grande infrastruttura portuale che deve garantire una prospettiva futura al porto di Livorno. Lo dice il vicepremier-ministro Matteo Salvini, con una battuta destinata al commissario straordinario Davide Gariglio, durante il sopralluogo sul cantiere dell’espansione a mare che trasforma la fisionomia dello scalo labronico.
Può essere curioso che nel corso del sopralluogo si sia parlato di un volume complessivo di 700 milioni di euro mentre il comunicato ufficiale del ministero indica 800. Forse però non è un errore, ma indica che nel conto può essere inserito anche qualcos’altro: il nuovo ponte del Calambrone che interessa così fortemente anche una bella fetta della migliore industria pisana (e Pisa è città a guida leghista).
Da segnalare, per dare un’idea dell’approccio, Salvini prima se ne esce con l’elogio della “Livorno che costruisce” (in contrasto con quella che il martedì precedente l’ha contestato), poi parla di esperti che pronosticano una grande espansione dei traffici, quindi indica che in questo contesto Livorno avrà grandi potenzialità. Ma soprattutto: «Cento milioni più, cento milioni meno: non saranno certo eventualmente cento milioni in più a bloccare lo sviluppo del porto di Livorno, non c’è nemmeno da discutere».
Al tirar delle somme: «La Darsena Europa è un’opera di interesse nazionale e fa piacere vedere che tra cinque anni quest’opera potrà essere operativa: è uno sforzo di alta ingegneria idraulica per il quale vanno ringraziati i tecnici che ci stanno lavorando, l’Autorità Portuale, la Capitaneria di Porto e tutti gli attori coinvolti». Così parlò il ministro. Magari c’è da fare un po’ la tara: difficile credere che non ci siano problemi a trovare cento milioni in più e invece, alla riprova dei fatti, al contrario ti sei ritrovato con trecento milioni in meno (per via del “dirottamento” dei soldi destinati ai collegamenti ferroviari a servizio del porto). Poi: siamo a poche ore dal voto in Toscana, meglio usare il vecchio balsamo democristiano (non solo democristiano) dei “pagherò”.
Ma andiamo passo dopo passo, dopo aver segnalato che ad accogliere il ministro – a tre giorni di distanza dalle contestazioni sul lungomare (che avevano portati a due arresti) – era presente il commissario straordinario della Autorità di Sistema, Davide Gariglio, con la struttura commissariale della maxi infrastruttura, guidata dal commissario uscente Luciano Guerrieri, dalla vice commissaria Roberta Macii e dal dirigente tecnico, Enrico Pribaz, e con loro il prefetto di Livorno Giancarlo Dionisi (del quale è stata da poco annunciata la nomina come nuovo commissario della maxi-Darsena al posto di Guerrieri) e il sindaco Luca Salvetti.
Il quadro economico di quest’appalto kolossal – con un escavo da 17 milioni di metri cubi che ha pochi eguali in tutto il Vecchio Continente – è adesso «attorno ai 554 milioni di euro». Da suddividere così: a) 440 milioni di euro il costo vivo degli interventi a mare, che sfruttando i fanghi scaricati qui dentro per una ventina d’anni stanno portando via al mare più di 700mila metri quadri che stanno trasformandosi in terraferma; b) 50 milioni di euro per il consolidamento della prima vasca: perché i fanghi dei fondali non sono rocce ma proprio sedimenti, melma, detriti: bisogna accelerarne il compattamento altrimenti chissà quanto ci vorrebbe a farne piazzali; c) 32 milioni di euro di spese ambientali: a cominciare, fra l’altro, dai 22 milioni di attività di monitoraggio (con una vigilanza continua su qualsiasi aspetto ma anche il trapianto della poseidonia dai fondali attuali a quelli distanti qualche miglio) e dai 6 milioni di euro per «l’acquisto dei crediti di carbonio per compensare le emissioni». Poi ci sono gli accantonamenti tecnici: “salvagente” per spese impreviste e simili.
Cosa ha pesato sui costi fin qui: l’impennata dei costi delle materie prime che, anche sul fronte delle forniture (quanto e più del carrello del supermercato) ha caratterizzato buona parte del mercato nelle grandi lavori dopo la ripresa post-Covid, visto che la “fiammata” della ripresa ha squilibrato la legge della domanda e dell’offerta (magari insieme a qualche “manina” speculativa); l’anticipazione dell’intervento di consolidamento della prima vasca di colmata grazie alla metodologia del compattamento tramite sovraccarico.

L’ingegner Enrico éribaz, responsabile del settore tecnico dell’Authority (e della parte tecnica della struttura commissariale) indica al ministro Matteo Salvini i lavori in corso di svolgimento per realizzare la Darsena Europa
Perché mancano dunque 130 milioni? I tecnici dell’Authority ricordano innanzitutto due aspetti, al di là di altre spese minori:
- 70 milioni di euro sono richiesti dalla realizzazione dei collegamenti sia stradali che ferroviari: vanno prolungati tanto la superstrada (forse allungando il viadotto?) quanto la ferrovia dalla stazione di Livorno Darsena;
- 50 milioni di euro per il consolidamento della seconda vasca di colmata, presumibilmente con lo stesso sistema di uno strato extra di materiale che comprime il sottosuolo e spinge fuori l’acqua attraverso un fitto reticolo di dreni in profondità.
Il commissario Gariglio lo spiega al ministro davanti a una cartina che, a suon di zone colorate, mette in fila gli interventi. Ce n’è anche un altro, e a questo punto indica una immagine dall’alto che anche la Gazzetta Marittima ha mostrato parecchie volte in passato: in Darsena Toscana, fra le navi portacontainer, si infila un canaletto largo una spalla che in neanche 300 metri è attraversato da quattro ponti mobili, incluso quello ferroviario che ai tempi è costato quasi quanto tutto il resto dell’appalto e sono stati costretti a farlo fare in Olanda. Ma bisogna garantire lo sbocco al mare a yacht e superyacht (così come dei grandi serbatoi Gnl prodotti da Gas & Heat) realizzati sul Canale dei Navicelli e in Darsena Pisana. Bisogna buttar giù il ponte attuale e costruirne uno daccapo ma tale da consentire che sotto possano passare imbarcazioni anche abbastanza grandi e poter uscire direttamente in mare aperto.
La nota ufficiale di Palazzo Rosciano trascrive in bella copia quel che, fra una battuta e una cifra, fra una strategia e una percentuale, il commissario straordinario Davide Gariglio, torinese della periferia ovest (Parela) con babbo artigiano e mamma commerciante, ha detto sul campo al ministro. Lo dice rivelando senza tanti infingimenti che nei giorni scorsi aveva avuto un faccia a faccia con il ministro dicendo chiaro e tondo che è indispensabile «il sostegno del governo per questa opera, che non è una semplice darsena ma un progetto strategico che andrà a modificare l’impatto di Livorno sulla portualità internazionale». Aggiungendo: «Abbiamo bisogno di un supporto forte perché gli investimenti ancora da realizzare sono impegnativi. Noi ci stiamo mettendo il massimo impegno per realizzare l’infrastruttura nei tempi previsti e massima è la collaborazione da parte di tutte le istituzioni del territorio. Voglio ringraziare la struttura che sta lavorando a questa infrastruttura e ringrazio il ministro per la vicinanza e per l’aiuto che siamo certi non ci farà mancare».
Da tradurre, forse, così: niente guerre né polemiche sull’asse fra Livorno e Roma, anzi il riconoscimento del ruolo altrui. Gariglio l’aveva detto fin dal primo giorno in cui si è seduto nel salone al primo piano di Palazzo Rosciano sotto il settecentesco mezzo busto marmoreo del granduca. L’ha sperimentato come esponente della classe dirigente della Torino dei primi anni Duemila: la città rischiava di naufragare in una figuretta memorabile se avessero fallito l’appuntamento con le Olimpiadi 2006. Di fronte al rischio del disastro perché non c’era tempo per finire le opere, erano tutti quanti di fronte a un bivio: o litighi e ti prepari a gestire il naufragio o ti rimbocchi le maniche, talvolta abbozzi e tutti quanti cercano di far arrivare in porto la barca.
M.Z.

Da sinistra: Riberta Macii, dirigente dell’Authority e vicecommissaria del pool dedicato alla maxi-Darsena; alle sue spalle, Marco Casale, responsabile comunicazione di Palazzo Rosciano; Davide Gariglio, commissario straordinario dell’Autorità di Sistema Portuale del Nord Tirreno