Caso Ineos, la Regione Toscana chiama a discutere azienda e sindacati
Ma la crisi della chimica non riguarda una sola fabbrica né una sola città: scossa al governo

Lo stabilimento Ineos a Rosignano
ROSIGNANO (Livorno). Il caso dello stabilimento Ineos di Rosignano Solvay, polo d’eccellenza per la produzione di polietilene ad alta densità e cloroderivati, è l’emblema dei rischi che potrebbero travolgere non solo la fabbrica rosignanese ma il complesso della chimica italiana: la minaccia arriva dai costi dell’energia e dalla concorrenza extra-europea che ha vincoli normativi e ambientali assai ridotti rispetto a quanto accade nel Vecchio Continente. È quanto sostiene il sindacato e, in certo modo, è quel che in una intervista-choc di mesi fa aveva preannunciato il numero uno del grande gruppo britannico.
Le organizzazioni dei lavoratori non hanno mollato la presa e, grazie al pressing, hanno ottenuto l’incontro che oggi giovedì 18 dicembre ha visto attorno al tavolo della Regione Toscana – davanti a Valerio Fabiani, consigliere del “governatore” Eugenio Giani con delega alle crisi del lavoro – il sindaco rosignanese Claudio Marabotti e i rappresentanti delle organizzazioni sindacali.
Dall’incontro, come confermano da Firenze, è emerso che la Regione si farà carico del compito di «aprire un confronto ufficiale sul futuro della Ineos di Rosignano»: lo farà chiamando a discuterne al proprio tavolo «sia l’azienda che i sindacati».
L’apertura di un confronto ufficiale tra Regione, azienda e sindacati – lo rivendica la Camera del Lavoro – è il «risultato diretto della forte pressione esercitata dalla Filctem Cgil di Livorno, che ha richiesto e ottenuto questo tavolo per rompere l’incertezza sul futuro dei lavoratori e del territorio». Per il segretario generale dell’organizzazione territoriale di categoria, Stefano Santini, l’apertura di questo tavolo è «un primo passo importante che abbiamo preteso con forza».
Ma è proprio Santini a mettere in guardia: qui si parla di Rosignano ma Rosignano «non è un caso isolato». «Questo incontro – afferma – deve essere propedeutico per l’avvio di un impegno determinato per la chimica italiana. Non possiamo più permetterci di affrontare le crisi in modo frammentato: la chimica è l’ossatura industriale del Paese e serve un piano d’azione nazionale che affronti i nodi dell’energia e della competitività. Da questo confronto ci aspettiamo passaggi successivi immediati». Il sindacato chiede certezze per i lavoratori Ineos ma anche «una visione d’insieme che rafforzi l’intero polo industriale di Rosignano», che attorno alla chimica ruota. Il messaggio è diretto al governo centrale: «Batta un colpo: difendere la chimica a Rosignano significa difendere il futuro produttivo dell’Italia».
«È necessario far incontrare insieme tutte le parti», queste le parole di Fabiani: c’è da capire quali siano i reali problemi dell’azienda e c’è da attivare – avverte – «un percorso che restituisca certezze al territorio e ai lavoratori direttamente interessati». Fabiani punta a ragionare «anche di tutto il polo industriale di Rosignano nel suo complesso al fine di rafforzarlo e renderlo sempre più competitivo dinnanzi alle sfide del futuro, e riteniamo di farlo anche coinvolgendo il governo centrale».
Dal quartier generale di Filctem Cgil si mette l’accento su un aspetto: il tavolo regionale non dovrà essere un giro di valzer. Come la definiscono loro: «una sede di mera consultazione». Anche se forse è un po’ ambiziosa l’idea di farne «il luogo dove costruire soluzioni strutturali». È chiara la diagnosi: «La crisi della chimica europea, schiacciata tra i prezzi del gas, dei dazi e l’aggressività dei mercati cinese e americano, richiede risposte politiche e industriali non più rimandabili». Di fronte a tutto questo il sindacato promeette mobilitazione. Con un obiettivo: garantire che «agli impegni verbali seguano atti concreti per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la competitività del sito».











