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La guerra di Monfalcone su banchine e dragaggi

I tanti “niet” della Regione Friuli-Venezia Giulia alle iniziative della locale Compagnia Portuale mentre i traffici scappano e partono i ricorsi al Tar

Pierluigi Maneschi

MONFALCONE – Una banchina nuova che tanto nuova (e agibile) non si rivela e che innesca due inchieste dalla Corte dei Conti e dalla Procura; un porto che continua ad avere problemi di fondali, tanto che un’importante quota di traffici di cellulosa vengono trasferiti in un altro porto, quello tirrenico di Livorno, che a sua volta sui fondali non se la passa proprio bene. Una richiesta di concessione di uno specchio acqueo da parte della locale Compagnia Portuale anche e specialmente per poterlo ripulire e dragare, e una proposta di nuova banchina respinta.
C’è di tutto a Monfalcone, dove malgrado i tempi di crisi la Regione Friuli-Venezia Giulia avrebbe anche negato una concessione alla stessa Compagnia Portuali che voleva investire almeno 50 milioni di euro per una nuova banchina.
[hidepost]In un dettagliato servizio nell’ultimo numero del notiziario telematico Ship2Shore, a firma di Andrea Moizo, si fa la storia di questa che sembra una delle tante (troppe) assurdità del sistema portuale italiano; assurdità che non riguardano solo i “capital ports”, sui quali si concentra quasi sempre l’attenzione della politica e della logistica, ma anche nei porti minori, non sedi di Autorità, dove le istituzioni territoriali non sembrano affatto più flessibili ed attente alle esigenze locali come sembrerebbe logico.
Il risultato, confermato anche dal servizio di Ship2Shore, è che attualmente su Monfalcone c’è un pesante contenzioso, che è arrivato anche a livello di Ue, nei confronti della Regione Friuli-Venezia Giulia da parte della Compagnia Portuale locale del gruppo TO Delta della galassia di Pierluigi Maneschi. Le accuse vertono sui dragaggi del porto, che la Regione ha affidato con apposita leggina, quindi senza alcuna gara, all’Azienda Speciale Porto (Aspo) ma che sono ben lungi dall’essere realizzati (si dovrebbe arrivare, secondo una pianificazione ormai vecchia di anni, a 12,5 metri dagli attuali 11,5 più che altro teorici). A fine estate scorsa inoltre – quindi da oltre 7 mesi – la Compagnia portuale di Monfalcone chiese la concessione di una banchina collegata ai suoi piazzali con l’impegno di realizzarne 500 metri totalmente nuovi a proprie spese, concessione totalmente negata dalla Regione e quindi nuovo contenzioso al Tar.
La morale? A fronte di una clamorosa assenza di politica nazionale di programmazione sulla logistica portuale – e sull’intera logistica – anche le Regioni non brillano per duttilità né per comprensione delle problematiche degli operatori della logistica. E’ stato già detto che a soffrirne di più sono quei porti che hanno a poca distanza scali di altri paesi dove la frammentazione delle responsabilità, la burocrazia e i tempi di reazione (per non parlare dei costi) sono nettamente minori: come accade in Adriatico con la sponda Est. Quando poi le imprese sono internazionali e globalizzate, certi assurdi tutti italiani risultano impossibili da comprendere e il pericolo è che le imprese se ne vadano. Come purtroppo sta accadendo.
A.F.

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Pubblicato il
6 Aprile 2013

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