Monti: limature ma non marce indietro Assoporti ci riprova con l’assemblea
Le dimissioni di Merlo dalla vicepresidenza e gli ultimi sviluppi – L’obiettivo fondamentale: l’autodeterminazione finanziaria di ogni Authority per fare davvero impresa sul mercato

Pasqualino Monti
ROMA – Assoporti torna in assemblea, questa volta straordinaria, tra il 18 e il 20 di questo mese. E sarà, a quanto si dice, un’assemblea “determinante”: nel senso che ne dovrà uscire una linea decisa su quale riforma i porti chiedono al governo e al parlamento. Con una premessa precisa da parte del presidente dell’associazione dei porti Pasqualino Monti: l’assemblea è sovrana, auspico l’unanimità ma da una linea netta e chiara non si transige anche se sarà a maggioranza.
Presidente Monti, è un rischio dirlo quando il suo vicepresidente vicario Merlo si dimette, un altro big come Costa rema contro, molti si defilano.
“Non esiste associazione, se vitale, che non abbia dialettica interna: specie quando i temi sono così importanti come la riforma del sistema portuale. Con Merlo ci siamo sentiti anche dopo la sua intervista con le dimissioni, mi ha confermato che Genova rimane ovviamente in Assoporti e ci vedremo insieme la prossima settimana, forse giovedì 13, per definire meglio idee e programmi.
[hidepost]Vorrei ricordare anche che il documento dell’ultimo consiglio direttivo, approvato da 21 dei 23 presenti, è partito proprio da una proposta presentata da quattro presidenti: quelli di Trieste, Livorno, Genova e Venezia; e non mi sembra che abbia stravolto la loro proposta. Certo l’argomento è complicato e difficile: ma stiamo affrontando un tema, quello della riforma portuale, che l’associazione ha sempre evitato. Ora è il momento del coraggio: e io certo non mi tiro indietro”.
Anche in parlamento, nelle commissioni ma anche nelle aule, il tema produce divisioni, contrasti, anche attacchi feroci…
“Non voglio né posso entrare nel ruolo della politica. Però posso ricordarle che lo stesso ministro Lupi ci ha chiesto di dare un nostro parere alla sua indicazione di riforma, una richiesta che abbiamo apprezzato e nello stesso tempo ci conferma in un ruolo, quello di “consulenti” del governo e del parlamento. Intendo svolgere questo compito fino in fondo. Posso aggiungere che sulle linee già espresse sono possibili limature e puntualizzazioni: ma passi indietro non ne faccio”.
Però uno dei punti contestati a Lupi è quello delle scelte calate dall’alto, dei distretti portuali imposti per legge, che in Assoporti non sembrano bene accetti.
“Noi siamo dell’opinione che le vere scelte sui porti debbano venire dai mercati, non imposte in modo draconiano. Certo è chiaro che dobbiamo affrontare certe realtà, come il numero delle Autorità portuali esistenti, probabilmente eccessivo. Ma il vero tema è un altro: vogliamo considerare ogni singolo porto solo un nodo oppure come un elemento di ricchezza per il paese, in un quadro che gli consenta non solo di operare in un sistema logistico evoluto, ma anche e specialmente che lo renda capace di auto-investimenti, di crescere e di offrirsi, appunto, sul mercato non solo in autonomia finanziaria ma meglio, in autodeterminazione finanziaria. Capace di incidere liberamente sulle proprie tariffe, sui diritti portuali, sulle tasse sulle merci: e sia chiaro, in aumento ma anche in diminuzione. Se e quando i porti italiani saranno in grado di fare impresa in autonomia, non ci sarà bisogno di cancellarne o di aggregarne una parte: ci sarà una selezione naturale data dal mercato”.
Presidente, non si corre il rischio che in un libero mercato “homo homini lupus” prevalgano interessi di lobby, le protezioni politiche importanti, i finanziamenti a pioggia?
“Perché, oggi non succede tutto questo? Vogliamo evitare, con l’autodeterminazione finanziaria e la fine dei finanziamenti a pioggia dal centro, proprio la prevalenza di logiche di campanile, il florilegio dei mega-progetti finanziati dallo Stato con logiche spesso clientelari dove poi la montagna partorisce un topolino. Sotto questo aspetto la elezione naturale fatta dal mercato, quando i porti potranno contare sulla propria autodeterminanzione finanziaria, appare molto più sana. C’è grande spazio anche per la scelte regionali di macro-aree, distretti logistici, specializzazioni: ci sono i punti di riferimento europei dei grandi corridoi delle merci: tutto questo può e deve concorrere alla razionalizzazione, e quindi anche agli accorpamenti, meglio e più efficacemente che non una rigida ristrutturazione ex-lege. E può evitare che accadano fatti gravi come la modifica nella legge di stabilità di un articolo della 84/94 con la quale gli art. 16 diventano prestatori di manodopera e si propongono nuove tasse portuali”.
Un’ultima domanda: Merlo ed altri lamentano dei tanti porti commissariati, come un “vulnus” al sistema e forse come critica indiretta anche ad Assoporti.
”Mi sembra ovvio ricordare che i commissariamenti non li fa Assoporti. Ed è ovvio che auspichiamo si risolvano in tempi brevi, brevissimi. Ma ho già detto che noi siamo consulenti del parlamento e del governo, dove si fanno le leggi e si devono poi far applicare. Nella fattispecie noi presidenti dei porti non siamo eletti dal popolo, siamo nominati dal governo. E’ la politica che decide e noi possiamo solo auspicare che lo faccia bene, in base alla legge che richiede specifiche competenze nel settore. Su questi temi, e anche su tutti quelli più generali dello shipping, possiamo dare suggerimenti e indirizzi, confrontandoci – come facciamo quasi quotidianamente – con gli altri protagonisti del cluster marittimo e portuale: armatori, agenti marittimi, spedizionieri, fornitori di servizi vari. Vorrei concludere con una nota di ottimismo: il momento è difficile per il nostro Paese ed è difficile per il cluster marittimo, ma credo che stia maturando la giusta coscienza perché la politica decida bene. E specialmente perché decida in tempi rapidi”.
Antonio Fulvi
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