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Toninelli difende e rilancia sul registro internazionale

Danilo Toninelli

ROMA – Si è parlato molto, in questi giorni, dell’assemblea pubblica della Confederazione Italiana Armatori, la prima presieduta da Mario Mattioli. Sia perché si è svolta alla presenza dei Ministri Toninelli e Salvini, del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, e di numerose personalità del mondo armatoriale, politico, sindacale e di tutto il cluster marittimo: ma anche e specialmente perché a quanto pare il governo, per bocca di Toninelli, ha dichiarato di voler sostenere in pieno il registro internazionale italiano. Qualcuno ha “tirato” le dichiarazioni del ministro di qua e di la, per cercarvi tra le virgole sostegno a tesi diverse. Ma le dichiarazioni riportate tra virgolette da Confitarma sembrano non lasciare dubbi. “Il registro internazionale ha vent’anni ed è una misura ancora giovane – ha detto – che ha rinvigorito la flotta italiana. E insieme alla Tonnage Tax deve continuare a produrre effetti anche per il futuro, consentendo ai nostri armatori di continuare a investire in flotte giovani, tecnologicamente avanzate e pulite”.

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Da parte sua Mattioli ha ribadito con forza che “l’Italia è un paese che deve tornare a sentirsi un paese marittimo”. E rivolgendosi al ministro Toninelli ha chiesto di “ridare al Comparto Marittimo una governance dedicata, per accentuarne il ruolo di volano di sviluppo per il nostro Paese”. A tal proposito, sottolinea il presidente Confitarma, “noto con piacere che anche in Parlamento si levano voci in questo senso”. “Il cluster marittimo è una risorsa fondamentale per il Paese, che con oltre 33 miliardi di euro di beni e servizi prodotti, rappresenta il 2% del PIL nazionale complessivo. Dando lavoro a quasi 500mila persone”. “In vent’anni, la nostra flotta si è rinnovata qualitativamente ed è di fatto raddoppiata – ha detto ancora Mattioli – da circa 8,5 milioni di tonnellate di stazza siamo passati a fine 2017 a 16,3 milioni di tonnellate, nonostante il periodo difficile vissuto negli ultimi dieci anni”. Tutto questo con risvolti positivi sull’occupazione e sulla tutela dell’ambiente. “Grazie al Registro Internazionale, oggi la bandiera italiana si colloca al primo posto nel mondo per numero di marittimi italiani e comunitari occupati, pari nel 2017 a circa 38mila, oltre a 8.500 occupati a terra”. Dunque occorre difendere il “Registro” per tutelare i benefici che ha prodotto; e in tal senso non è più possibile rinviare la semplificazione delle norme e della burocrazia, la digitalizzazione del settore e l’ammodernamento di alcune “particolarità italiane” perché incidono sulla competitività della nostra flotta. Per i marittimi, Matioli ha posto l’accento sulla riforma del collocamento, ribadendo la necessità di istituire l’Anagrafe Nazionale della Gente di Mare, “per avere finalmente un quadro certo del numero e delle qualifiche dei marittimi disoccupati”.

Particolare attenzione il presidente di Confitarma ha rivolto al tema della Finanza. “In quest’ottica, è comune interesse di Confitarma e dell’ABI favorire un sempre maggiore sviluppo della relazione tra enti finanziari e imprese armatoriali” – ha dichiarato il presidente Mattioli – è altresì necessario un dialogo continuo anche con quelle realtà, in grande crescita nel panorama nazionale e internazionale, che rappresentano fonti alternative al finanziamento bancario”. Dopo aver ribadito l’esigenza di una condivisione di sistema fra tutti gli attori pubblici e privati per il salto di qualità della nostra portualità, Mario Mattioli, ha affermato “Vediamo con favore l’istituzione delle Zone Economiche Speciali (ZES) e delle Zone Logistiche Semplificate (ZLS) in analogia in quanto già avviene in altri Paesi” e, riferendosi alla nuova “Via della seta”, ha aggiunto che si tratta di “un’opportunità da cogliere da parte dei nostri porti per non perdere il treno della competizione globale” e che “Tutto dipenderà dalla nostra capacità negoziale e, soprattutto, dal mostrarci uniti, non solo a livello nazionale ma anche a livello europeo. È forse proprio quest’ultima la sfida più grande che ci attende, anche per colmare il gap logistico, quantificato in 40 miliardi di Euro all’anno”.

Infine il presidente di Confitarma ha auspicato che “nella politica portuale la voce dell’armamento nazionale torni ad avere la giusta attenzione, considerato il contributo che possiamo offrire insieme a tutti gli attori della blue economy”.

Prima di concludere, il presidente Mattioli ha annunciato l’avvio del progetto con il quale si intende dare una voce unitaria alle componenti industriali del mare. “Confitarma con Assiterminal, Assologistica, Assonave, Federpesca e Ucina è pronta a costituire il primo nucleo industriale della “blue economy” di Confindustria, che si candida fin d’ora ad essere il punto di riferimento per la futura strategia marittima e logistica al servizio del Paese.

In sintesi le istanze dell’armamento sono: il Registro Internazionale deve rimanere immutato, per continuare a essere lo strumento che ha dato indubbi importanti risultati in questi primi vent’anni di straordinaria attualità; la semplificazione delle norme e delle procedure burocratiche che incidono sulla nostra competitività è ormai indifferibile; creare un organismo dedicato alle peculiari esigenze del mondo marittimo-portuale è assolutamente necessario.

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Pubblicato il
7 Novembre 2018
Ultima modifica
13 Novembre 2018 - ora: 17:48

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