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Mario Monti gli appelli e i miracoli

ROMA – Difficile, molto difficile, che Mario Monti riesca a camminare sulle acque o moltiplicare pani e pesci. Ovvero: per i miracoli, sarà bene non illudersi. Non lo dico io, che conto poco: l’ha detto Warren Buffet, il grande mago mondiale degli investimenti, il quale ha dichiarato nei giorni scorsi che l’Europa e in particolare l’Italia dovranno attraversare un paio d’anni “molto incerti” e di pesanti sacrifici.

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“L’Europa e l’Italia non spariranno – ci ha concesso Buffett, che se ne sta beatamente seduto su una incredibile montagna di dollari e pontifica sui nostri guai – ma sarà un periodo duro e solo tra dieci anni ci sarà una ripresa vera, con un aumento della ricchezza anche pro-capite”.


Personalmente faccio gli scongiuri, anche se proiezioni al di la di pochi anni non mi riguardano. Fatto sta che temo si illudano i tanti – anche personaggi di rilievo – che in questi giorni stanno tirando Mario Monti per la giacchetta chiedendo, appunto, miracoli.


In redazione di questi appelli ne arrivano a carrettate, tutti con il bollo della somma urgenza. Così il presidente di Confitarma Palo d’Amico richiama giustamente il nuovo governo alle esigenze del cluster marittimo, ricordando – nel convegno su safety & security di Genova – che si tratta di uno dei settori più strategici ma anche più regolamentati e più sicuri dal punto di vista dei lavoratori. Così il presidente di Assoporti Francesco Nerli allo stesso convegno, con l’ennesimo rilancio della richiesta di quell’autonomia finanziaria che per i porti è diventata l’Araba Fenice. Così Energy Resources Holding Spa, realtà di spicco nel settore delle energie rinnovabili con base ad Ancona, che ha inviato una lettera aperta al governo (“Caro Monti, adesso prendiamo la strada giusta”) richiamando l’esecutivo al comparto dell’energia “pulita” dalla quale oggi nasce il 2,5% del PIL nazionale.


E si moltiplicano ogni giorno i convegni, i seminari, le tavole rotonde e quadrate: dalle quali piovono sul governo ricette, richieste, imperativi categorici o lagne, proposte e rivendicazioni. Quasi nessuno si rimbocca le maniche per cercare di catturare al volo stanziamenti significativi che l’Unione Europea – galleggiando sopra la crisi come la zattera della Medusa – ha promesso con la recentissima approvazione da parte del parlamento di Strasburgo di un ulteriore fondo di 40 milioni per la “politica marittima integrata europea”.


Davvero, che il paese sia schizofrenico è evidente. Che abbia le sue giustificazioni, sotto la grandine di bastonate (economico-politiche) è anche comprensibile. Che i tanto bojardi di Stato a stipendi stratosferici – compresi i troppi presidenti delle troppe Autorità Portuali – si tengano ben strette le poltrone sperando che i tagli tocchino agli altri è meno comprensibile ma altrettanto evidente.


E allora? Allora, consapevoli che Monti non ha la bacchetta magica, non ci resta che aspettare e sperare. Unica consolazione: per la portualità, qualsiasi sia la ricetta in arrivo non sarà mai peggiore di quella che per anni ci ha ammannito Tremonti. Il cui Mantra, malgrado le lamentazioni del suo collega Matteoli, è stato fino all’ultimo: “Bambole, non c’è una lira”. E di lire (o euro) non ce ne sono state sul serio.


A.F.

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Pubblicato il
26 Novembre 2011

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