Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Estudio, trabajo ottimismo

LIVORNO – Qualcuno, da un pulpito internazionale peraltro assai qualificato, ha fatto nei giorni scorsi una battuta tutt’altro che divertente: il 2024 sarà per l’economia mondiale peggio del 2023 ma molto meglio del 2025.

Facciamo, come già scrivevamo nei giorni scorsi, i debiti scongiuri. La realtà però è chiara: mentre rombano le armi, mezzo mondo andrà alle elezioni, Usa, Cina e Russia compresi, per non parlare di quell’entità ormai marginale che è l’UE. E l’Italia?

L’Italia potrebbe avere un’opportunità, ma anche un nuovo rischio: la presidenza del G7, che sarà insediata con tre giorni di meeting dal 13 giugno a Borgo Ignazia in Puglia. 

Il G7, per chi lo avesse dimenticato, mette insieme all’Italia, in un organismo eminentemente economico, gli Usa, il Regno Unito, il Canada, la Francia, la Germania e il Giappone. È il cosiddetto occidente, con il Giappone che ne fa idealmente parte. Da quello che si sente dire, potrebbe anche essere l’occasione per allargare questo organismo a qualche altro paese economicamente vicino come la Corea del Sud e forse l’Australia. Ma si capisce che provare a influenzare le politiche economiche mondiali – e di riflesso le politiche mondiali – escludendo in blocco il Far East non allineato, quello che ruota intorno ai colossi produttivi Cina ed India, è vicino all’utopia. 

[hidepost]

Da qui le aspettative del G7 italiano: con il mondo funestato da più guerre, con i grandi paesi in campagna elettorale, con la pressione costante (ma non sempre articolata sul fare piuttosto che solo sul dire) della rivoluzione per l’ambiente, le cose non saranno facili.

Rimane la consolazione che la realtà è fatta non solo dagli Stati e dai governi, ma anche dai singoli uomini, dal loro lavoro, e da quello che quotidianamente fanno milioni di imprese, piccole, piccolissime e grandi, per mandare avanti l’economia. Le teorie economiche di Keynes, con gli interventi pubblici come unica sanatoria, sembrano di un altro mondo. Ma c’è chi ricorda che l’ottimismo è la virtù dei forti.

Diceva il dittatore più longevo della storia, Fidel Castro: “Estudio, trabajo, fusil”.

Escludiamo il fucile, se volete: il resto è più che mai attuale: con la volontà dell’ottimismo, perché ogni crisi alla fine comporta una grande ripresa.

(A.F.)

[/hidepost]

Pubblicato il
13 Gennaio 2024
Ultima modifica
16 Gennaio 2024 - ora: 12:22

Potrebbe interessarti

Avanti adagio, quasi indietro

Potremmo dire, parafrasando Guido Gozzano, che tra gli infiniti problemi che riguardano il nostro mondo attuale, tra guerre e genocidi, ci sono anche le “piccole cose di pessimo gusto”. Tra queste c’è l’incredibile vicenda...

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora

Se Berta ‘un si marìta…

…“E se domani…” diceva un antico refrain musicale. Riprendo le valide considerazioni del nostro direttore sulla sorprendente impasse di alcune nomine presidenziali nelle Autorità di Sistema Portuale soffermandomi su Livorno: Gariglio è stato tra...

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora

Per difendere la pace…

Guerra e pace, più guerra che pace: sembra l’amara, eterna storia dell’uomo. Così, per preservare la pace, sembra proprio che non ci siano che le armi: si vis pacem, para bellum, dicevano nell’antica Roma....

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora

Sempre più droni sul mare

Se ne parla poco, specie dei più specializzati: come quelli subacquei della Wass di Livorno per Fincantieri, o quelli sempre italiani, costruiti però in Romania dall’ingegner Cappelletti della livornese ex Galeazzi. Però adesso Fincantieri,...

Leggi ancora

Porti teu in overcapacity?

Riforma della riforma portuale: l’articolato Rixi che abbiamo anticipato – che naturalmente deve passare anche dalle Camere – punta dunque a coordinare lo sviluppo degli scali, oggi lasciato eccessivamente alla potenza dei singoli “protettorati”...

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora
Quaderni
Archivio