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E l’Italia dei porti sta a guardare

ROMA – Davanti alla realtà di un canale di Panama jumboizzato – come dicono gli americani – in meno di un lustro con l’importante contributo dell’impresa italiana Impregilo, che dire dei nostri poveri porti rimasti in sostanza al dopoguerra? Viene da piangere o da ridere?

Il tutto a fronte della consapevolezza che non ci manca certo la tecnologia per rivoluzionare porti e fondali, banchine e terminal, per adeguarli alle richieste di un mercato globale della logistica che certo non si fa arrestare dai “paletti” di una assurda, arretrata e autoreferenziale burocrazia; più attenta a proteggere se stessa – così sembra a molti – che non ad aiutare il sistema Italia nella competizione mediterranea sui traffici marittimi.

Davvero, viene da piangere o da ridere? Forse sono le lacrime di rabbia ad essere più adeguate: anche di fronte alla consapevolezza che lo stesso ministro alle Infrastrutture e Trasporti ha finito per dichiararsi quasi impotente (si legga il resoconto della settimana scorsa sull’incontro all’hotel Falesia di Piombino) a fronte del garbuglio di norme e di uffici che sovrintende ogni pratica relativa a lavori pubblici, specie nei porti.

E il peggio sembra essere che la classe politica d’oggi – di destra e di sinistra – appare più interessata alle dotte disquisizioni sulla legittimità o meno di liste elettorali presentate sul filo dell’orario, piuttosto invece che a rendere l’apparato pubblico di controllo più snello, più efficiente, più moderno. E non ci si dica, per favore, che il garbuglio di norme e la sovrapposizione di uffici e di controlli servano ad evitare gli illeciti: perché anche i fatti più recenti confermano che meno lineare è la trafila per i progetti e gli appalti, più sono possibili le zone d’ombra, con quel che segue.

Così, a fronte delle infinite trafile che ogni progetto di una qualsiasi nuova banchina deve subire in Italia – finanziamenti statali a parte – si assiste impotenti a “miracoli” come il canale di Panama, come la nascita in tre anni di porti totalmente nuovi e modernissimi sulle sponde del Nord Africa, per non parlare di quanto avviene nel Far East in fatto di strutture e infrastrutture. Davvero, l’Europa sta diventando stanca e molle. E il ventre più molle dell’Europa ci stiamo confermando noi, antica patria del Diritto. E oggi, a quanto pare, del Rovescio.

A.F.

Pubblicato il
17 Marzo 2010

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