GENOVA – Concentrare l’attenzione sullo sviluppo delle infrastrutture piuttosto che sul potenziamento dei terminal portuali.
E’ questo il tema centrale della relazione presentata dal presidente Giovanni Cerruti durante la 65ª edizione dell’Assemblea Annuale Assagenti (Associazione Agenti Raccomandatari Mediatori Marittimi Agenti Aerei di Genova), ospitata dalla Sala dei Capitani di palazzo San Giorgio giovedì scorso 20 maggio.
Dopo l’introduzione dedicata all’andamento dei mercati che interessano le singole professioni legate all’Associazione (linea, tramp, crociere, carichi liquidi, carichi secchi, compravendita), il presidente ha richiamato l’attenzione degli intervenuti sulla mancata applicazione dell’autonomia finanziaria nella riforma della legge 84/94.
Il disegno di legge presentato dal Consiglio dei ministri, continuando a non tenere conto della distinzione tra porti maggiori e porti minori, istituisce un fondo nazionale che mette a disposizione 80 milioni di euro per il 2010, che verranno distribuiti equamente tra le 25 Autorità Portuali, mentre la sola Genova, dall’autonomia finanziaria, ne attendeva almeno 200.
«Quello che le due proposte di riforma della legge portuale non hanno considerato – afferma Cerruti – è che il nostro problema principale non sono i terminal, ma le infrastrutture di collegamento con il mercato. Basta pensare che la percentuale di utilizzazione dei terminal dell’AltoTirreno da Savona a Livorno, passando per La Spezia e Genova ha toccato la punta massima durante il biennio 2005/2007, raggiungendo circa il 90% ed è stata normalmente inferiore all’80%. Oggi siamo intorno al 60% e questo valore non è destinato a salire nell’immediato futuro».
Il tema sottolineato da Cerruti è quello dei costi dello sviluppo. Costruire un terminal container nuovo a Genova applicando il Piano Regolatore ancora vigente costerebbe tra il 25 e il 50% del costo della piattaforma di Vado, a parità di grandezza. Senza contare i vantaggi del sistema logistico già esistente a Genova. Con il solo completamento di Calata Bettolo e Multipurpose a Genova e con la piccola estensione prevista per il terminal della Spezia, la capacità ligure salirebbe subito ad oltre 5 milioni di teu a fronte di una domanda che si ritiene tornerà solo fra tre o quattro anni ai livelli del 2008, pari a 3.200.000 teu.
Per superare queste criticità Assagenti chiede che la legislazione sui porti includa il tema dei corridoi, della retroportualità e delle infrastrutture sia ferroviarie sia stradali, perché la logica primaria del trasporto container non è tanto quella della distanza della tratta terrestre dal porto alla destinazione, ma quella della ottimizzazione degli spazi di stiva delle grandi portacontainer e della disponibilità di sistemi logistici.
«Oggi – dichiara Cerruti – assistiamo al progressivo smantellamento del settore Cargo di Trenitalia, che offre servizi inadeguati a prezzi esorbitanti. Allo stesso tempo i treni blocco per l’Italia, formati a Rotterdam e ad Amburgo sono rispettivamente 178 e 176, equivalenti a circa 740 mila teus annui».
Per scongiurare la paralisi Assagenti lancia una proposta alla Regione Liguria: un’alleanza tra Regioni per incentivare lo sviluppo di imprese private di trasporto su rotaia.
Cerruti esprime, infine, apprezzamento per il lavoro svolto dall’Agenzia delle Dogane senza però perdere di vista i miglioramenti che ancora si devono fare: il completamento dello “sportello unico” per evitare duplicazioni dei controlli e dei relativi tempi, l’estensione degli orari e l’incremento degli impiegati effettivi nelle operazioni di controllo.