Miracolo, sul bacino si studia
Autorità Portuale, Comune e Azimut/Benetti hanno concordato di cercare soluzioni condivisibili – Torna la destinazione “provvisoria” della 75 alle barche

Giuliano Gallanti
LIVORNO – Bacinone di carenaggio riattivato, con tanto di rilancio delle riparazioni navali, oppure bacinone “riconvertito” per l’incompatibilità con gli yachts del cantiere Benetti?
Sembra un assurdo, ma dopo anni di botta-e-risposta sui giornali, con reciproci attacchi anche feroci su scenari di possibili emorragie di posti di lavoro, all’improvviso l’Autorità Portuale, il Comune e il gruppo Azimut/Benetti hanno finalmente deciso di studiare insieme, in chiave collaborativa, una soluzione. Nell’ultimo incontro il presidente dell’Authority Gallanti, il presidente di Azimut/Benetti Vitelli, l’assessore comunale Picchi e l’amministratore delegato di Benetti Poerio hanno concordato di arrivare in tempi brevi (entro la fine dell’anno è il quasi incredibile impegno) ad una “valutazione tecnico-economica oggettiva” delle due ipotesi: bacino e riparazioni navali si, bacinone e riparazioni navali no in quanto incompatibili con il comparto superyachts.
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L’Authority ha già affidato al Rina uno studio su tecnologie, tempi e costi per l’eventuale ripristino del bacino. Azimut/Benetti collaborerà. Anche perché – qualcuno l’ha detto solo tra le righe, ma è cosa nota – per funzionare il superbacino (e quello galleggiante al lato, entrambi al momento “affidati” a Benetti) hanno bisogno di importanti aree a terra che andrebbero sottratte al cantiere degli yachts; più una centrale elettrica dedicata, più vie di accesso specializzate, eccetera eccetera.
Quello che sembra nuovo è lo spirito con cui è stato affrontato il problema. Uno spirito che coinvolge anche l’impegno di liberare il mediceo dalle barche per avviare i lavori del “marina” di Benetti secondo gli accordi di Roma.
E’ un’altra bella gatta da pelare, perché per l’ennesima volta la coperta è troppo corta: così il Comune abbandona le fantasiose ma poco realistiche elucubrazioni sul potenziare i porticcioli a sud della costa (Antignano, Ardenza, etc.) e accetta di accelerare i tempi per la Bellana (siamo a quarant’anni dalla presentazione del primo progetto da parte della “Marina Mediterranea” capitanata allora da Bruno Fontanelli della Compagnia Portuale) non si sa bene con che soldi; nel frattempo le barche del Mediceo, a cominciare da quelle al “muro del pianto” e all’ex banchina dei rimorchiatori saranno progressivamente spostate con destinazione prevalente “provvisoria” sulla banchina 75 (de profundis per le crociere) ma anche sul lato capitaneria del Mediceo (rimane in piedi il ricorso al Tar dello Yacht Club che non se ne vuole andare: e anche questa è una grana). Ovviamente per usare la 75 per le barche occorreranno opere di protezione dalla traversia: e ritornerebbe in auge dunque l’accordo che prevedeva di piazzare alcuni cassoni frangiflutto perpendicolarmente al terminale esterno di nord della stessa 75. Il tutto comunque da ricalcolare, rivedere, rifinanziare e mettere già come progetti esecutivi, nella speranza che poi non ci mettano bocca i vari ministero dell’Ambiente, soprintendenza ai Monumenti, Arpat o altri. Perché di tempo se n’è perso già troppo. E va dato atto oggi a Gallanti di aver finalmente affrontato il problema prendendo il toro per le corna e abbandonando la fase delle chiacchiere. E’ un passo avanti: nella speranza che basti.
Antonio Fulvi
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