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Nel maxi-emendamento al varo anche fondi (finalmente) ai porti

Entro oggi dovrebbe essere approvato il testo che tra l’altro defiscalizza Irap e Iva per le nuove autostrade – Alla portualità ipotesi per garantire mutui su infrastrutture primarie

ROMA – Il Paese con il fiato sospeso. E’ questa la realtà delle ultime ore, in attesa della definitiva approvazione – preannunciata entro oggi – del maxi emendamento al decreto di stabilità. Si sprecano, e si sono sprecati da settimane, i sottili ragionamenti degli economisti, spesso smaccatamente di parte politica, sul “rischio Italia” che stiamo tutti correndo.

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E se è vero che dal nostro piccolo osservatorio non possiamo far molto di più che sperare (e per chi è capace, pregare) è anche vero che abbiamo il dovere di riferire quanto sta accadendo e quanto può accadere nel settore. Ignorare quanto sta accadendo nel mondo finanziario italiano, europeo e mondiale sarebbe solo colpevole cecità.

Nel maxi emendamento c’è un capitolo che riguarda anche le infrastrutture, il vero tallone d’achille – o comunque uno dei più visibili – della nostra economia. Il provvedimento prevede, per incentivare gli investimenti privati nelle infrastrutture pubbliche, defiscalizzazioni su Irap e Iva per la costruzione di nuove autostrade. Dovrebbe pareggiare – si dice con un certo ottimismo – il brutale taglio degli interventi dello Stato, come quello paventato (e quasi certamente confermato) sul potenziamento dell’asse intermodale della Ti.Bre. (Tirreno-Brennero).

Dal prossimo 1º gennaio l’Anas Spa dovrà trasferire a Fintecna “tutte le partecipazioni detenute anche in società regionali” al valore netto contabile risultante al momento della cessione. Ma il punto più interessante, sul quale ci sarà chiarezza solo al momento della definitiva approvazione del maxi emendamento, è che è stata superata una parte dell’opposizione di Tremonti e sono previste nuove risorse per i porti italiani. Si parla di nulla osta alla proposta che è stata portata avanti a più riprese dal ministro Matteoli di inserire nel bilancio dello Stato uno stanziamento di cento milioni di euro ogni anno, con il quale accendere mutui moltiplicatori di valore (fino ad alcuni miliardi di euro) da destinare a infrastrutture portuali su un numero limitato di porti. Facendo anche perno – e questa è un’altra delle ipotesi – sulla Cassa Depositi e Prestiti, che malgrado la crisi del credito sarebbe “gonfia di soldi non spesi”.

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Pubblicato il
12 Novembre 2011

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