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LIVORNO – Non sono un tecnico e neanche un Ingegner Navale, leggo e mi appassiono per pura curiosità alle vicende legate al recupero della nave “Costa Concordia”, curiosità dettata dalla professione.
[hidepost]Sempre più spesso mi domando, chi ha veramente deciso che l’attuale piano di recupero potesse essere il migliore, e se le ragioni che alla fine hanno fatto protendere per questa soluzione, non siano diverse da: sicurezza, ecologia, economicità, ma soprattutto fattibilità.
Analizzando i due progetti, che si sono dati battaglia per l’appalto del recupero del relitto, Micoperi-Titan e Neri-Smith, risulta evidente che seguissero due diverse filosofie.
Il primo prevede la costruzione di un bacino galleggiante intorno allo scafo; il secondo, la possibilità di tappare tutte le falle presenti nell’opera viva della nave, per riportarla in condizioni di galleggiamento, simili il più possibile a quelle originali.
Vantaggi e svantaggi delle due soluzioni, sono talmente grossolani, che chi era preposto a decidere li ha sicuramente dovuti valutare.
Iniziamo dal punto di vista ecologico. Oggi nave Concordia è affondata per il 65% della sua struttura, normalmente una nave da crociera galleggiante, ha solo il 20% dello scafo immerso nell’acqua. Questo comporta (per il progetto Micoperi-Titan) che durante le fasi di raddrizzamento della nave, gran parte dell’acqua stagnante (e mi limito solo a questo) oggi presente all’interno della nave, si riversi in mare attraverso le falle presenti nell’opera viva, con conseguenze imponderabili per l’ecosistema dell’Isola del Giglio. Non solo, durante la fase di rimorchio fino al bacino di smantellamento del relitto, ogni liquame che esisteva e/o generato durante tutta l’operazione di recupero, finirà inevitabilmente in mare. Se invece lo scafo fosse tornato stagno (come previsto da Neri-Smith), l’acqua presente all’interno di questo, sarebbe stata pompata su cisterne e bonificata in impianti di terra, proprio perché lo svuotamento di quest’acqua avrebbe permesso alla nave di rigalleggiare, operazione già riuscita per svuotare le casse del carburante. Possibile che quest’aspetto non sia stato considerato da alcuno?
Da un punto di vista puramente tecnico. Quali dovevano essere le priorità per scegliere un progetto anziché un altro?
– Rimuovere il relitto nel più breve tempo possibile dall’Isola del Giglio.
– Rimorchiarlo nel porto più vicino.
La costruzione di un bacino di carenaggio intorno alla nave, comporta sicuramente maggiori costi, e tempi di realizzazione molto lunghi; ma cosa lascia veramente sconcertati, è il risultato finale, 18 metri di pescaggio, ed ora?
Forse l’unico porto in grado di accogliere un mostro del genere è proprio Palermo, che però è anche il più lontano da raggiungere.
Il Progetto Neri-Smith, anche se fosse stato realizzato a parità di tempi e costi (ma non è così), ci avrebbe restituito una nave, con un pescaggio simile all’originale, e comunque tra gli otto ed i dieci metri, allora si che la nave avrebbe potuto ormeggiare a Livorno o Piombino.
Ad oggi, è bene dirselo, senza più prendere in giro nessuno, le possibilità che il relitto della Concordia possa arrivare a Livorno o Piombino, sono le stesse, che le due città possano organizzare le prossime Olimpiadi invernali.
Da un punto di vista meramente economico. Il primo progetto, in poco più di sei mesi è passato da trecento a quattrocento milioni di dollari, ed ancora non è finita; il secondo, più economico in partenza, non avremo mai la riprova se lo fosse veramente.
Allora una domanda sorge spontanea: quali sono le vere motivazioni, che hanno spinto tecnici e Ministri a scegliere ed approvare un progetto più costoso, meno ecologico, ma soprattutto meno gestibile nella fase successiva di smaltimento del relitto?
Come cittadino e come livornese, ti senti preso, come al solito, in giro, promesse che tutti sapevano non poter essere tali, tutti mentivano sapendo di mentire, illudendo la povera gente che da parte di Ministri e istituzioni, potesse esserci un occhio di riguardo per la nostra città ed il nostro porto; è vero io facevo il tifo per il progetto Neri-Smith, per campanilismo, per aver dimostrato già di operare con professionalità e serietà, perché lavorando in questo mare, conoscono meglio di altri, le possibilità e le capacità dei porti vicino al Giglio, ed il loro progetto glielo avevano cucito addosso.
Ma noi livornesi, purtroppo, ci siamo abituati ad essere presi a schiaffi, prima nessuna istituzione ha tutelato nella legalità una ditta locale, promettendo che poi parte del lavoro si sarebbe riversato sul nostro territorio, ma come, non ce lo date prima e ce lo promettete dopo? Oggi gioiamo, perché a Livorno saldiamo quattro orecchie su cassoni costruiti altrove e non riusciamo a ribellarci al fatto che Pisa, dopo tante promesse, continua inesorabilmente ad interrarci il porto attraverso lo Scolmatore, porto che non ci permettono di dragare! Non ci arrabbiamo per aver condannato a morte il bacinone di carenaggio, dopo tante chiacchere, perde un pezzo al giorno e tutti stiamo a guardare. Non esiste un partito che abbia inserito in maniera esplicita nel proprio programma elettorale i porti e le coste. L’economia ed il lavoro con cosa pensiamo di rilanciarli? Aspettando la Darsena Europa o le nuove vasche di colmata? Intanto i nostri figli fanno domanda di lavoro all’estero.
La paura più grossa, e che dopo le elezioni politiche, quando non ci saranno più Ministri Tecnici, e la Concordia sarà ingestibile, inizi il solito palleggio di responsabilità e come al solito alla fine non sarà colpa di nessuno.
Cino Milani

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Pubblicato il
13 Febbraio 2013

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