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Libero scambio USA-UE in tanti scaldano i motori

Crescono i totali delle merci sulle rotte atlantiche e gli armatori rilanciano con servizi più completi e sofisticati – Le ipotesi del joint M2 dall’anno prossimo e il ritorno di Zim

BRUXELLES – Il motore di tutte le nuove iniziative armatoriali che si stanno delineando tra Europa e Stati Uniti è – come ormai sottolineano tutti gli esperti di macroeconomia della logistica – il negoziato sempre più avanzato per la creazione di un’area di libero scambio tra i due mercati.
[hidepost]E se anche c’è qualche temporanea frenata nel ritmo degli incontri per l’accordo Ttip (Transatlantic Trade and Investiment Partnership) cominciati l’anno scorso tra le delegazioni di Washington e Bruxelles, l’obiettivo è di arrivare a rimuovere le barriere per il commercio di un’ampia fascia di beni e servizi sulle due sponde dell’Atlantico e ovviamente anche sul Mediterraneo verso e dagli Usa. Ogni comparto macro-economico sia europeo che statunitense ovviamente tira l’acqua al proprio mulino: così quello dell’automotive (e la nascita di FCA tra Fiat e Chrysler non è certo fuori dai problemi e dalla ricerca di accordi) ma anche quelli dei beni e servizi più allargati. La filosofia di fondo è che la grande crisi intercontinentale che ancora attanaglia specialmente l’Europa si supera solo se ripartono import ed export, motori dei consumi. E le navi servono appunto a trasportare i beni per sviluppare il trade mondiale.
Vanno letti in questa chiave – ha sottolineato in recenti interventi anche il comandante Angelo Roma, già uomo di punta Zim a Livorno ed oggi apprezzato consulente marittimo indipendente – tutti gli accordi in corso tra grandi vettori, che stanno riportando di grande attualità i collegamenti trans-atlantici dopo la storica “ubriacatura” sulle rotte del Far East.
Il recente ritorno di Zim con Hapag-Lloyd tra Genova/Livorno e New York è solo uno dei segnali. Da Livorno rilancia anche Cma-Cgm su Miami e Maersk insieme a Msc scalda i motori per la più volte ipotizzata 2M dall’anno prossimo, proposta che è ancora in attesa degli ultimi OK da parte delle varie commissioni federali ma che diventa ogni giorno più probabile.
Alla base di tutto c’è appunto l’ipotesi di accordo sul libero scambio tra Usa ed Europa ma anche l’aumento – in alcuni settori già significativo – dell’interscambio sulla rotta atlantica. Nei primi 7 mesi di quest’anno la crescita dell’interscambio ha sfiorato il 9% verso gli Usa e l’8% dagli Usa. Grasso che cola a fronte delle mortificanti percentuali di non crescita dall’economia europea (per non parlare di quella italiana).

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Pubblicato il
27 Settembre 2014

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