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Piattaforma offshore di Venezia presentata all’IMO a Londra

Le motivazioni del progetto e le alternative alla continua crescita delle navi – L’intervento dell’ammiraglio Aliperta

LONDRA – Il Sistema Portuale Offshore-Onshore di Venezia è stato presentato da Paolo Costa, presidente dell’Autorità Portuale di Venezia, Dimitrios Pachakis, Royal Askoning, e Jim Knott, BMT Triton a Londra all’International Maritime Organization (IMO), l’agenzia dell’ONU che raccoglie delegazioni da 171 Paesi e rappresentanti delle categorie di settore, incaricata di sviluppare i principi e le tecniche della navigazione marittima al fine di promuovere la progettazione e lo sviluppo del trasporto marittimo internazionale rendendolo più sicuro ed ordinato.
[hidepost]L’ipotesi di sviluppare i porti con sistemi offshore onshore – è stato detto nell’incontro – si va affermando nel mondo per ragioni di sicurezza, ambientali ed economici. Esigenze di sicurezza spingono ad immaginare di portare la verifica antiterroristica e anticontrabbando del cargo – il controllo del carico di ogni container – in luoghi sicuri, al largo, lontani dalle coste e dalle città, dove si trovano spesso i nostri porti. Le piattaforme offshore possono poi essere usate come porti rifugio in caso di emergenza e di incidente alle navi.
Piattaforme d’altura vicine a più di uno scalo tradizionale consentono di ripartire i flussi di traffico – è stato riferito – deconsolidando i grandi carichi su più approdi onshore, riducendo l’impatto sull’ambiente sia naturale sia antropizzato.
Dopo la discussione seguita alle presentazioni l’ammiraglio Cristiano Aliperta, rappresentante italiano all’IMO ha riassunto la riunione osservando che “di fronte al gigantismo navale in atto non ci possono essere che tre soluzioni: concentrare il traffico in pochi porti e adeguare ai mega volumi di traffico le infrastrutture stradali, ferroviarie e di navigazione interna che li servono, rendendo di fatto obsolete gran parte delle infrastrutture portuali e di trasporto esistenti; adattare tutti i porti a riceverli, e questo si sta facendo in Europa con un enorme investimento di risorse, ad oggi non disponibili; oppure, “uovo di Colombo”, la soluzione Venezia, riguadagnando l’accessibilità nautica con il sistema offshore, mantenendo in vita i “vecchi” impianti portuali e rivitalizzando il patrimonio infrastrutturale stradale, ferroviario e fluviale”.

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Pubblicato il
10 Giugno 2015

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