Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Un rischio per le aziende la chiusura a breve termine?

MILANO – Molte aziende devono chiudere temporaneamente i loro locali con breve preavviso a causa della pandemia di Covid-19. Secondo i risk consultant di Allianz Global Corporate & Specialty (AGCS), azioni improprie o negligenze nella chiusura di edifici e impianti di produzione comportano rischi per le aziende. Le fabbriche o gli uffici chiusi non sono affatto sicuri da incendi o altri pericoli, e tali rischi possono aumentare quando i locali sono inattivi o in gran parte non occupati.

[hidepost]

In una nuova pubblicazione, dal titolo Coronavirus: Safety Measures For Businesses Forced To Temporarily Close Their Premises (Coronavirus: consigli per le aziende costrette a chiudere temporaneamente i loro locali), gli esperti di AGCS forniscono una panoramica delle misure generali di sicurezza e prevenzione per evitare danni fisici, come i controlli regolari dei sistemi di protezione antincendio e lo stoccaggio sicuro di materiali e liquidi infiammabili in caso di chiusura. In risposta a ciò AGCS fornisce sempre più spesso ai propri clienti consulenza in materia di sicurezza, anche attraverso tecnologie di monitoraggio a distanza che visualizzano digitalmente gli edifici e i sistemi di sicurezza grazie a registrazioni fotografiche e video, senza la necessità che molto personale si trovi fisicamente sul posto.

“Vediamo già verificarsi diversi sinistri nei giorni festivi o fine settimana quando i dipendenti non sono presenti in gran parte nei siti o nei locali”, dice Nicolas Lochet, risk consultant, AGCS regione del Mediterraneo: “Anche le interruzioni di produzione e di esercizio attualmente causate dalla pandemia di coronavirus possono comportare rischi crescenti per le aziende”. Tra i settori più colpiti vi sono i produttori e fornitori dell’industria automobilistica, le compagnie aeree, gli operatori aeroportuali, le imprese meccaniche e impiantistiche, l’industria alberghiera e molte altre grandi e piccole aziende di produzione e di servizi.

L’epidemia di coronavirus ha portato a notevoli problemi sia per gli individui sia nel business in tutto il mondo. Per le imprese, il crescente numero di restrizioni imposte dalle autorità pubbliche significa che uffici, fabbriche e altri siti possono rimanere inutilizzati o non presidiati per un periodo di tempo più lungo del solito, a seguito di provvedimenti obbligatori di chiusura.

I potenziali danni causati da incendi o a seguito di una manutenzione inadeguata rimangono, o addirittura aumentano, quando le attività vengono interrotte. Esistono misure specifiche per la prevenzione dei sinistri che possono essere seguite per prevenire il più possibile danni durante la chiusura degli impianti operativi. Dice Nicolas Lochet: se possibile, si dovrebbe continuare ad effettuare ispezioni e prove regolari dei sistemi antincendio, in quanto questi possono ridurre notevolmente gli effetti di un incendio. Un’analisi di AGCS degli eventi di sinistro nel settore assicurativo mostra che gli incendi rappresentano quasi un quarto (24%) del valore di tutti gli eventi assicurati nell’assicurazione industriale su un periodo di cinque anni. Gli incendi hanno causato perdite assicurative per oltre 14 miliardi di euro, con circa 9.500 richieste di indennizzo.

Nella pubblicazione, i risk consultant di AGCS si concentrano su quattro aree principali di misure di prevenzione delle perdite: riduzione del rischio di incendio, stoccaggio sicuro di materiali e liquidi infiammabili, conformità con le linee guida sull’uso di servizi e utility, e l’uso delle migliori pratiche per la sicurezza e la manutenzione degli edifici.

[/hidepost]

Pubblicato il
11 Aprile 2020

Potrebbe interessarti

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora

La vendetta e il perdono

Dunque, la solidarietà del presidente della Toscana con Luciano Guerrieri è durata, in ossequio agli ordini di partito, l’espace d’un matin, come dicono i francesi. Anche Giani, che aveva giurato di difendere Luciano alla...

Leggi ancora

Riforma e porti in vendita

Come volevasi dimostrare: le indicazioni (attenti: sono nomi proposti, non ancora promossi ufficialmente) per i nuovi presidentI di Autorità di Sistema Portuale (AdSP), peraltro significative sul metodo, hanno sturato il vaso di Pandora. Tutti...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio