Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

I tempi del pubblico e del privato

LIVORNO – So bene di non scrivere alcunché di nuovo: ma l’occasione del bando per le opere foranee e i dragaggi della futura Darsena Europa è un’altra occasione per confrontare i tempi delle urgenze pubbliche e di quelle private.

Certo, meritati i ringraziamenti qui a fianco a Guerrieri, Paroli e allo staff – aggiungo io alla dottoressa Macii che è tornata ad essere il supporto operativo di Guerrieri non solo per la Darsena – che hanno almeno varato una gara. Però della Darsena Europa, anzi della più grandiosa piattaforma, se ne parla ormai da oltre dieci anni. E tutto lascia temere che ce ne vorranno quasi altrettanti per vederla davvero operativa. Per la piattaforma poi, lasciamo perdere: ad calendas, ci facevano studiare a scuola.

In questo lasso di tempo che è successo nel privato? Le navi sono diventate Panamax e poi post-panamax, stanno abbandonando i combustibili fossili, hanno di fatto aperto la rotta polare, sperimentano l’opzione unmanned. Tutto a spese del privato, come ci ricorda Manuel Grimaldi con legittimo orgoglio. Con investimenti colossali.

[hidepost]

*

Rimaniamo più vicini. I terminal sono diventati immensi e immensamente attrezzati: a casa nostra sia il TDT che il Lorenzini macinano investimenti ma anche risultati. E l’ex palude dei gabbiani di Guasticce, considerata uno dei troppi sprechi di danaro pubblico per anni, oggi è “sold out” e cerca nuovi spazi. Dite che sono stati soldi pubblici, dalla Regione e ora dall’AdSP? Fatevi un giro dentro e date un’occhiata alle strutture realizzate dai privati: piccole e grandi imprese hanno creato in pochi anni una metropoli industriale e produttiva. E proprio in questi giorni parte un nuovo imponente step.

*

Non intendo accusare. Solo constatare che con l’attuale burocrazia lo Stato – in tutte le sue accezioni del pubblico – è un freno anche nelle migliori delle intenzioni. Non ho certo io le ricette salvifiche, ma lasciateci almeno l’amarezza nel constatare che così il Paese resta indietro. E lo sconteranno i figli e i figli dei nostri figli.

Antonio Fulvi

[/hidepost]

Pubblicato il
15 Dicembre 2021

Potrebbe interessarti

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora

La vendetta e il perdono

Dunque, la solidarietà del presidente della Toscana con Luciano Guerrieri è durata, in ossequio agli ordini di partito, l’espace d’un matin, come dicono i francesi. Anche Giani, che aveva giurato di difendere Luciano alla...

Leggi ancora

Riforma e porti in vendita

Come volevasi dimostrare: le indicazioni (attenti: sono nomi proposti, non ancora promossi ufficialmente) per i nuovi presidentI di Autorità di Sistema Portuale (AdSP), peraltro significative sul metodo, hanno sturato il vaso di Pandora. Tutti...

Leggi ancora

So che sanno che sappiamo

Niente paura, il gioco di parole del titolo non riguarda voi lettori. Vorrebbe essere, appunto, un gioco rivolto chi continua a ritardare l’attesissima e indispensabile riforma portuale, con annessi e connessi. Sia chiaro che...

Leggi ancora

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora