Genova: il porto cerca il patto con le grandi industrie
Parte la chiamata a raccolta delle Regioni del Nord Ovest
GENOVA. Un’ “alleanza” che metta insieme la comunità marittimo-portuale genovese e le industrie manufatturiere del quadrante Nord-Ovest (Liguria, Piemonte e Lombardia ma anche Emilia Romagna) in un «organismo nuovo» che sia di consultazione e, al tempo stesso, di soluzione operativa dei problemi. È l’idea che nell’assemblea per l’80° compleanno di Assagenti è stata lanciata come proposta dal presidente Gianluca Croce, sottoscritta dal viceministro Edoardo Rixi e dal presidente della Regione Liguria Marco Bucci. Obiettivo: un “desk” che sia «in grado di risolvere sinergicamente i problemi portuali, logistici e industriali abbattendo le barriere burocratiche», com’è stato detto.
Vale la pena di segnalare che, estrapolando i dati dall’abstract di una ricerca in corso a opera del Centro Giuseppe Bono, – com’è stato messo in evidenza – a «un aumento del 18% del traffico movimentato per l’industria manufatturiera nel porto di Genova (a discapito dei porti del Nord Europa oggi anche penalizzati dalla crisi del sistema delle idrovie) corrisponderebbe un vantaggio competitivo del 6-7% sul costo dei prodotti finiti».
La necessità di fare fronte comune per una moderna logistica fra porto di Genova e regioni, è stata condivisa dagli assessori Claudia Maria Terzi (Regione Lombardia) e Enrico Bussalino (Regione Piemonte) e dal presidente della Regione Emilia Romagna, Michele De Pascale. Per Marco Bucci, oggi presidente della Regione Liguria, su questi temi «è necessario bruciare i tempi per sfruttare un’occasione storica». Sulla stessa lunghezza d’onda anche i numeri uno delle due associazioni armatoriali, Stefano Messina (Assarmatori) e Mario Zanetti (Confitarma).
È emerso che la centralità futura del Mediterraneo è percepita come molto probabile da Paesi come la Russia («sta dispiegando la sua flotta al largo di alcuni Paesi del Nord Africa») e dalla Cina (impegnata in «uno shopping azionario in imprese sud europee anche con presenza nei porti»).
Nell’assemblea genovese si è parlato di «due anelli di congiunzione: quello dichiarato fra mare e terra e quello celebrato fra passato e futuro». Nel nome di questi due anelli l’Associazione genovese degli agenti e mediatori marittimi ha festeggiato, con un’assemblea aperta, gli 80 anni dalla sua costituzione, tornando con la memoria a quel 1945 in cui, avendo negli occhi «il loro porto distrutto dalle bombe», si impegnavano senza sosta «nella ricerca affannosa di una resurrezione».
Bisogna tornare a quella “logica del fare” che c’erano nel ’45, ha ricordato Gianluca Croce: ora, «quella stessa logica, frutto di una capacità di adattarsi ai tempi e ai cambiamenti del mercato», deve «tornare a ispirare la volontà degli agenti marittimi genovesi». La proposta riassunta nella parola “desk” sotto il segno del «massimo pragmatismo, tale da imporre anche alle istituzioni metodi e tempi per affrontare e risolvere i problemi del più importante polo logistico-industriale italiano nonché un allargamento della digitalizzazione portuale all’intero Nord-Ovest».
Alle spalle c’è il profilo di una macro regione del Nord-Ovest, davanti c’è il porto di Genova che vuol tornare «al centro del dibattito sulla competitività del sistema manufatturiero italiano»: Assagenti ci prova lanciando – è stato sottolineato – «il cuore oltre l’ostacolo». Con una doppia novità dettata da una coincidenza temporale: l’assemblea di Assagenti è stata la prima partecipazione a un importante assise imprenditoriale per la neo-sindaca Silvia Salis, eletta da pochi giorni, così come è stata la prima uscita pubblica del neo-nominato commissario del porto di Genova/Savona, Matteo Paroli. Per questo l’assemblea genovese degli agenti marittimi non fa mistero di aver voluto qualificarsi come una svolta, dopo una linga fase di polemiche. Ora i nomi ci sono, non resta che rimettere l’accento sul ruolo che «il maggior porto italiano, dotato della nuova diga e di una rete di collegamenti, si candida a svolgere in un Mediterraneo tornato a essere centrale».
Quanto alla storia, Assagenti ne vanta davvero molta. Lo hanno testimoniato quelli che erroneamente potrebbero essere definiti “decani” di una professione in cui sono ancora impegnati sulla linea del fronte e che hanno lasciato la loro testimonianza “del fare”: Franco Zuccarino, Gianfranco Duci, Giovanni Novi e il past president di Assagenti Marcello Cignolini.