Inquinamento da plastica, flop del negoziato Onu su regole vincolanti
La denuncia di Plastic Free: inaccettabile ignorare ancora l’emergenza

La delegazione di Plastic Free Onlus. Da sinistra: Luca De Gaetano (fondatore e presidente), Lorenzo Zitignani (direttore generale) e Silvia Pettinicchio (responsabile strategica)
GINEVRA. Non sono bastati tre anni di discussioni a livello internazionale, e nemmeno undici giorni di confronto a Ginevra: al tirar delle somme, i negoziati dell’Intergovernmental Negotiating Committee (Inc) si sono chiusi «senza produrre un trattato giuridicamente vincolante per porre fine alla crisi dell’inquinamento da plastica». Una conclusione «profondamente deludente» e «inaccettabile»: parola di Plastic Free Onlus, associazione nata nel 2019 per dare battaglia contro l’inquinamento da plastica (e oggi presente in 40 Paesi nel mondo): a maggior ragione – denuncia l’associazione – se pensiamo che sono «sempre più chiare» le evidenze scientifiche riguardi ai rischi che «la plastica comporta per la salute umana e per gli ecosistemi, con microplastiche rilevate nel sangue, nei polmoni e persino nella placenta».
«La maggior parte degli Stati si è espressa con forza a favore di un trattato coraggioso che affrontasse l’intero ciclo di vita della plastica, dalla produzione all’uso fino alla gestione dei rifiuti. Ma a bloccare l’avanzamento del processo sono stati governi che continuano a mettere al primo posto gli interessi economici di pochi»: questo l’amaro commento di Luca De Gaetano, fondatore e presidente di Plastic Free Onlus, ricendicando il ruolo di «unica associazione italiana presente a Ginevra come osservatore» (con Silvia Pettinicchio, responsabile del settore strategia globale.
Plastic Free punta il dito: all’interno di alcune delegazioni la presenza di rappresentanti delle lobby del petrolchimico e della plastica «ha esercitato pressioni tali da piegare la diplomazia, trasformando un’opportunità storica in un’occasione mancata». Le delegazioni – viene fatto rilevare – sono rimaste «divise sulla questione cruciale: ridurre la produzione globale di nuova plastica e limitare le sostanze tossiche utilizzate nei processi produttivi».
De Gaetano però insiste: «Fortunatamente alcuni Paesi, in particolare quelli della “High Ambition Coalition”, stanno già portando avanti percorsi paralleli e indipendenti più ambiziosi. Ma l’assenza di un trattato globale significa che a pagare il prezzo più alto continueranno a essere i Paesi in via di sviluppo, gli Stati insulari e quelli senza accesso al mare, dove l’inquinamento da plastica devasta ecosistemi, economie locali e salute pubblica. Ancora una volta, sarà la geografia a determinare chi avrà un futuro protetto e chi verrà lasciato indietro».
È vero che il negoziato “Inc” non si è formalmente chiuso, puntualizza l’associazione: è prevista un’ulteriore sessione («si è in attesa della data») ma – è l’argomentazione – «senza una chiara assunzione di responsabilità da parte dei governi e della società civile internazionale, il processo rischia di arenarsi definitivamente». Plastic Free lancia quindi un appello globale alla mobilitazione: «Chiediamo a cittadini, associazioni, comunità scientifica e amministrazioni di unirsi per pretendere un accordo ambizioso, equo e vincolante. Noi continueremo a farlo, insieme ai nostri referenti, volontari, scienziati e amministratori sensibili, finché l’inquinamento da plastica non sarà affrontato alla radice».
L’appello – si afferma – è condiviso anche dal presidente francese Emmanuel Macron che, in un messaggio diffuso su X, ha definito «semplicemente inaccettabile» la scarsa ambizione, invitando tutti gli Stati ad adottare un trattato «realmente all’altezza di questa emergenza ambientale e sanitaria. Per la nostra salute. Per il nostro ambiente. Per i nostri figli».