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CONTRACCOLPO DEI DAZI

Le Poste di tutta Europa non accettano più pacchi destinati agli Usa

Cna: anche quando gli ordini ci sono, può essere impossibile spedire la merce

FIRENZE. I dazi statunitensi hanno prodotto un curioso contraccolpo che sta danneggiando numerose piccole imprese esportatrici: parola di Cna, che denuncia il fatto che «dal 23 agosto Poste Italiane ha sospeso l’accettazione di tutte le spedizioni di merci dirette negli Stati Uniti».

La sospensione delle spedizioni standard di merci – che colpisce anche gli invii dei privati – non è una scelta unilaterale di Poste Italiane, ma «un problema che riguarda tutti gli operatori postali europei, chiamati ad applicare nuove procedure comunicate dalle dogane americane il 15 agosto, a ridosso della scadenza».

Tutto prende le mosse da una scelta che è stata fatta negli Usa, in parte collegata alla questione dazi ma in modo laterale: da fine luglio – spiegano dal quartier generale degli artigiani  Cna delle sede di Firenze Metropolitana – «la Casa Bianca ha deciso di abolire, con effetto 29 agosto, l’esenzione “de minimis” che, fino ad allora, ha consentito l’ingresso nel Paese di merci con valore inferiore a 800 dollari senza assoggettarle a dazi o tasse e con una procedura di sdoganamento semplificata», come spiega il direttore Lorenzo Cei: è un meccanismo che, «negli anni, ha aiutato le piccole imprese italiane ad introdursi nel mercato statunitense».

La sospensione delle spedizioni standard di merci – che colpisce anche gli invii dei privati – non è una scelta unilaterale di Poste Italiane, ma «un problema che riguarda tutti gli operatori postali europei, chiamati ad applicare nuove procedure comunicate dalle dogane americane il 15 agosto, a ridosso della scadenza».

La notizia è passata sotto i radar dell’attenzione dell’opinione pubblica ma le piccole imprese esportatrici ne hanno capito immediatamente il possibile contraccolpo. A cominciare dall’impatto, ad esempio, sul settore ceramico: «Per la fragilità del materiale che impone molti imballaggi protettivi, le ditte sono solite spedire pacchi leggeri ma voluminosi. Per loro, Poste Italiane, che calcola le tariffe di spedizione sul peso reale invece che sul volume, è il vettore più conveniente. Adesso che l’opzione non è più disponibile, si trovano strette in una morsa: rinunciare a soddisfare una domanda che pur resta viva o affidarsi ad operatori dai costi più elevati, rischiando vendite antieconomiche». Da tradurre così: capita che gli ordini ci siano ma sono bloccati in numerose piccole imprese toscane.

Sandra Pelli, fondatrice di Studio Ceramico Giusti, punta il dito contro il caos doganale introdotto dai dazi: «Ad agosto, poco prima dello stop, abbiamo spedito con Poste un ordine negli Stati Uniti. Dovrebbe essere arrivato, ma da settimane non ne abbiamo più notizia. Probabilmente è bloccato in dogana in attesa che gli operatori applichino le nuove regole. Per noi significa avere capitale immobilizzato senza sapere quando, e se, verrà sbloccato».

Francesco Amerighi, presidente di Cna Firenze Metropolitana, chiama in causa le istituzioni italiane ed europee: «Devono confrontarsi rapidamente con quelle statunitensi per trovare una soluzione che concili le richieste di Washington con le necessità concrete delle piccole aziende italiane così come i diritti dei consumatori».

Pubblicato il
23 Settembre 2025

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