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RINVIO DI UN ANNO

Altolà alla svolta “verde” del trasporto marittimo su scala planetaria

Dopo l’entrata degli Usa a gamba tesa, l’organismo Onu butta la palla in corner

Il convegno

TOKYO (Giappone). Stavolta non è una associazione ecologista a prendersela per il rinvio dell’adozione del “Quadro Net Zero” dell’Imo, l’organizzazione dell’Onu che si occupa di trasporti marittimi: è l’Associazione Internazionale dei Porti e dei Porti (Iaph) che è un’alleanza su scala planetaria fra oltre duecento istituzioni portuali e quasi altrettante aziende del settore marittimo-portuale che comprende più di una novantina di nazionalità diverse in tutti i continenti, con i porti membri che hanno in mano «oltre un terzo del commercio marittimo mondiale e ben oltre il 60% del traffico container internazionale».

A distanza di sei mesi dalla votazione che a livello internazionale aveva aperto la strada in direzione di una svolta “verde” delle flotte e del trasporto marittimo (in aprile in sede Imo la dichiarazione filo-sostenobilità aveva totalizzato 63 sì contro 16 no) ecco che la mozione che spingeva per un congelamento di un anno ha prevalso, mettendo un freno alle strategie in direzione delle emissioni zero: 57 stati si sono schierati per il rinvio in una assemblea spaccata in due perché 49 sono stati i contrari al rinvio e 21 astenuti. Questo ora comporta il rinvio di un anno quantomeno della votazione per adottare il “Net-Zero Framework”, un quadro di regole che metterebbe vincoli per limitare le emissioni di carbonio agendo sul tipo di carburanti adoperati per la propulsione delle navi.

Il paradosso è che quantomeno pubblicamente anche alcune organizzazioni del mondo armatoriale si erano espresse in favore di un no al rinvio: ad esempio, risulta che l’Ics abbia recriminato per il fatto che ora di rischia di finire in una fase di incertezza dominata dalla logica del rinvio che crea problemi a chi deve valutare come fare gli investimenti necessari per decarbonizzare. Anche gli armatori europei riuniti nell’ Ecsa hanno detto che l’accordo in sede di Imo è indispensabile per guidare la transizione del trasporto marittimo verso l’obiettivo di zero emissioni assicurando comunque equità di condizioni fra le flotte dei differenti Paesi e dando al mercato l’indicazione chiara per produrre combustibili più puliti.

Cosa è accaduto perché si spostassero così tanto gli equilibri? Secondo esponenti dell’area ecologista, a pesare è stato l’attacco frontale che gli Usa hanno mosso contro il provvedimento: i vertici della nuova amministrazione trumpiana (a cominciare dal segretario di stato Marco Rubio, ma non solo lui) lo hanno bollato come uno sgambetto agli Usa e un favore alla Cina. Non è stata solo una enunciazione di principio: la Casa Bianca ha minacciato che sarebbero stati puniti gli stati che si fossero schierati in favore dell’approvazione del provvedimento-guida verso le emissioni zero. In un’era in cui i dazi sono stati branditi come una clava per allineare il mondo agli interessi degli Usa, la delegazione statunitense che si occupa di questo negoziato  ha goduto dell’appoggio di Arabia Saudita, Emirati e Singapore per andare in pressing: come emerge dal risultato, è stato sufficiente allargare la platea degli astenuti per riuscire a far passare il rinvio.

Peraltro, l’Associazione internazionale dei porti – lo ricordiamo, che comprende un gran numero di istituzioni portuali e di aziende in tutto il mondo – dice chiaro e tondo che il rinvio dell’adozione del Quadro “Net Zero” dell’Imo rapprsenta «un grave ostacolo per un quadro globale di cui il settore ha bisogno per garantire investimenti nella decarbonizzazione in mare e a terra».

Lo Iaph ricorda che le nuove regole riguardano principalmente «uno standard globale relativamente ai carburanti per le navi» e un «meccanismo di fissazione dei prezzi più un sistema di scambio di crediti così da governare la riduzione delle emissioni e finanziare la transizione in direzione di carburanti a zero (o comunque basse) emissioni di carbonio».

Patrick Verhoeven, direttore generale dell’Iaph

Questo il commento di Patrick Verhoeven, direttore generale dell’Iaph: «È un grave stop per l’industria marittima: operatori marittimo e porti hanno bisogno di un quadro globale che dia loro la certezza giuridica indispensabile per effettuare gli investimenti necessari nella decarbonizzazione. Solamente l’Imo può fornire un quadro normativo di questo tipo». Verhoeven dice di non sapere a cosa porterà questo rinvio, ha però il timore che «aprirà semplicemente la porta a ulteriori misure nazionali e regionali, che si aggiungeranno a un mosaico normativo già complesso, con conseguenze indesiderate».

«L’aggiornamento del “Quadro Net Zero” dell’Imo – afferma Verhoeven – crea ora incertezza sugli incentivi necessari per l’adozione di nuovi carburanti a basse e zero emissioni di carbonio: continuiamo a sostenere una misura economica globale, poiché fornirà anche finanziamenti vitali per gli investimenti infrastrutturali nei porti dei paesi in via di sviluppo, affinché non vengano lasciati indietro nella transizione energetica».

È da segnalare che il World Shipping Council ha una posizione più sfumata: l’importante è arrivare a un accordo globale, e la strategia di Imo sui gas serra del 2023 e la traiettoria di investimento del settore rimangono «allineate verso l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050». Se c’è un altro anno per «colmare le lacune rimanenti e garantire un accordo globale efficace», è importante che questi dodici mesi siano impiegati «per chiarire e sviluppare il “Quadro Net-Zero” dell’Imo». L’industria marittima dei collegamenti via mare resta «impegnata a conseguire l’obiettivo di “zero emissioni” nette entro il 2050 e ha investito 150 miliardi di dollari in navi progettate per funzionare con carburanti ecologici» ed è l’Imo «la sede giusta per fornire una soluzione globale». Il Council mondiale che rappresenta le istanze degli operatori del trasporto marittimo si impegnano a «continuare a collaborare con i governi per garantire la necessaria coerenza normativa, supportare la produzione e le infrastrutture di combustibili rinnovabili e mantenere la transizione energetica del trasporto marittimo sulla buona strada».

Pubblicato il
20 Ottobre 2025

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