Telenovela nomine, finalmente il lieto fine: sì del Senato agli otto rimasti a bagnomaria
Ora Gariglio (Livorno) e gli altri attendono solo il decreto di Salvini per diventare presidenti

La fumata bianca che contrassegna, in caso di conclave, il raggiungimento dell numero di voti per ottenere l’elezione: in quel caso del pontefice. Nell’uso comune, è diventato il simbolo di ogni votazione complessa che porti all’elezione di una figura istituzionale importante
ROMA. Sono passati 187 giorni, non un giro di sveglia, dal giorno in cui il ministro Matteo Salvini ha fatto partire l’iter per il primo round di nomine come presidenti delle Autorità di Sistema Portuale nell’era del governo Meloni: una sostituzione praticamente in blocco di tutti i vertici della portualità made in Italy che erano stati nominati, praticamente altrettanto in blocco, dal centrosinistra negli anni del ministro Delrio.
Alla fin fine i parlamentari dell’ottava commissione del Senato hanno deciso che il tira-e-molla non poteva continuare oltre. O forse l’hanno capito i grandi capi del centrodestra, di fronte magari a qualche autorevole sollecitazione che il mondo delle banchine ha fatto arrivare ai piani più alti: in modo riservato e pacato ma anche piuttosto fermo. Fatto sta che oggi, martedì 28 ottobre, la commissione di Palazzo Madama ha dato semaforo verde.
L’ha fatto a distanza di pochi giorni dal ping pong di sberle istituzionali che si sono scambiati il vicepremier-ministro Matteo Salvini (e leader della Lega) e la commissione a guida forzista: prima Salvini ha detto durante la visita a Livorno che i decreti di nomina li avrebbe firmati comunque anche se i commissari senatoriali avessero continuato a fare “melina”; poi la commissione aveva fatto saltare in extremis il voto per andare a vedere le carte del ministro pensando a un bluff; quindi, Salvini ha contrattaccato procedendo alle prime tre nomine (su undici). Ora l’ok che mette la parola fine a questa faida interna al centrodestra per motivi che con le strategie sulla portualità hanno poco a che fare, tutt’al più con la sponsorizzazione politica dei segretari generali che affiancheranno ciascun presidente. Finalmente, insomma, si può cominciare a togliere dal tavolo una bega di equilibri politici per poter parlare di porti, di teu, di rotte.

Davide Gariglio, commissario dell’Authority di Livorno-Piombino, a questo punto attende solo il decreto di Salvini per diventare presidente
Hanno ottenuto il va libera al decreto di nomina:
- Davide Gariglio per Livorno-Piombino (Mar Tirreno settentrionale)
- Giovanni Gugliotti per Taranto (Mar Ionio)
- Francesco Benevolo per Ravenna (Mar Adriatico Centro-Settentrionale)
- Raffaele Latrofa per Civitavecchia (Mar Tirreno Centro-Settentrionale)
- Paolo Piacenza per Gioia Tauro (Mar Tirreno Meridionale e Ionio)
- Matteo Gasparato per Venezia (Mar Adriatico Settentrionale)
- Eliseo Cuccaro per Napoli-Salerno (Mar Tirreno Centrale)
- Domenico Bagalà per Cagliari (Mar di Sardegna).
I loro nomi si sommano, in vista dello scontato decreto di nomina, a quelli di altri tre presidenti che hanno ottenuto l’incarico con il blitz del ministro nei giorni scorsi
- Francesco Mastro per Bari-Brindisi (Mare Adriatico Meridionale)
- Francesco Rizzo per Messina (Stretto)
- Bruno Pisano per La Spezia e Marina di Carrara (Mar Ligure Orientale).

Matteo Salvini, vicepresidente del consiglio, ministro delle infrastrutture e leader della Lega
Restano ancora un passo più indietro nel cammino verso il perfezionamento della nomina altri due nomi:
- Annalisa Tardino, che il ministro Salvini ha nominato commissaria straordinaria dell’Authority di Palermo, ma compiendo uno strappo rispetto alle aspettative della Regione Siciliana (che per ora anziché dare l’intesa ha fatto ricorso al Tar, ma in extremis ha ritirato la richiesta di sospensiva);
- Marco Consalvo, che il ministro ha indicato per l’Authority di Trieste ma solo da pochi giorni, e dunque ha ancora da affrontare le audizioni parlamentari (il caso di Trieste fa storia a sé perché, lo ricordiamo, il nome sul quale si era puntato inizialmente, quello di Rosario Antonio Gurrieri, si è ritirato da ogni incarico all’improvviso mentre la sua nomina era al vaglio della commissione).











