Il gruppo Seipa ha triplicato le “materie prime-seconde”
Il riciclaggio di inerti da demolizione reimpiegati nelle attività edilizie

Impianto Seipa
ROMA. Ribaltare il paradigma del riciclo come compromesso tecnico ed economico, con la riprova che la sostenibilità non è solo un ideale, ma anche un’opportunità economica concreta. Lo ha fatto il gruppo Seipa attraverso «la reintroduzione sul mercato di volumi di materie prime-seconde tripli rispetto agli aggregati vergini», come viene spiegato dall’azienda. E se è vero che sono stati fatti «enormi passi avanti nella gestione sostenibile dei rifiuti da costruzione e demolizione», è altrettanto vero che «persiste ancora una problematica chiave: il reimpiego effettivo del materiale riciclato». Il cerchio non si chiude finché non c’è quest’ultimo tassello: lo scarto che. anziché essere espulso dal processo produttivo, ne ridiventa parte.
Seipa è impegnata dal 1968 nell’attività di fornitura di materiali e servizi per le attività di costruzione e demolizione: adesso il «tasso di recupero dei rifiuti inerti da demolizione» è al 98% con l’Italia che «si posiziona come leader del riciclo in Europa». Al vertice della classifica superando la Germania (94%) e distanziando nettamente Francia, Spagna e Polonia che si attestano intorno al 74%.
Ma dal quartier generale di Seipa, in un’analisi più approfondita, si mette l’accento su «un dato meno incoraggiante: l’effettiva sostituzione dei materiali riciclati nei nuovi progetti edilizi rimane estremamente bassa a livello nazionale, attestandosi a circa lo 0,4%». Lo spiegano i responsabili del Gruppo Seipa: «Questo significa che, sebbene il materiale venga riciclato, esso non viene sempre reimpiegato nel settore delle costruzioni, con la conseguenza di non valorizzare i benefici ambientali ed economici del processo». Aggiungendo poi: «La maggior parte dei materiali recuperati finisce per essere utilizzata in applicazioni importanti ma con volumi marginali, mentre potrebbero essere impiegati in modo esteso e con migliori performance a partire da tutte le sottofondazioni o riempimenti stradali, per arrivare ai materiali e finalità più evolute come i calcestruzzi Cam».
Da cosa dipende? Il fenomeno è «attribuibile a molteplici fattori, tra cui il più importante è probabilmente la resistenza del mercato dovuta a una diffusa percezione di inferiorità dei materiali riciclati rispetto a quelli tradizionali».
Seipa rivendica di essere «un’eccezione a questa tendenza», avendo «rivoluzionato il concetto di riciclo, portando il tasso di sostituzione effettiva dei materiali al 55% nei propri impianti»: è stato possibile – si tiene a sottolineare – grazie a «una strategia integrata che combina innovazione tecnologica, investimenti in ricerca e sviluppo e una forte sensibilizzazione del mercato». L’esperienza della società attesta che «la sostenibilità non è solo un ideale utopistico, ma anche una concreta opportunità economica: l’impiego di materiali riciclati ha mostrato vantaggi tangibili, sia in termini di costi che di prestazioni».
I tecnici di Seipa mettono in evidenza che una delle chiavi del successo è stata «l’introduzione di prodotti innovativi come “BeCoMix” e “BeCaVit”, soluzioni ad alte prestazioni per sottofondazioni e cavità sotterranee: «Questi materiali – si ribadsce – non solo offrono prestazioni tecniche paragonabili, se non superiori, a quelle degli aggregati naturali, ma contribuiscono significativamente a ridurre l’estrazione di risorse vergini».
Il passaggio ulteriore è la tracciabilità degli aggregati riciclati: l’idea del gruppo Seipa è quella di consentire ai committenti di «accedere in tempo reale alla provenienza, composizione e percentuale di riciclo dei materiali utilizzati nei cantieri». Obiettivo: far crescere la fiducia nella “materia prima-seconda” e a «favorire l’inserimento prioritario di materiali riciclati» così da «accelerare la transizione verso un’edilizia davvero circolare».
Il futuro del settore? «Un’edilizia sempre più sostenibile»: così rispondono gli specialisti di Seipa. Guardando al futuro, il settore delle costruzioni dovrà affrontare la sfida della decarbonizzazione e dell’uso responsabile delle risorse. In un contesto in cui l’Unione Europea spinge verso un modello di economia circolare, l’Italia – si mette in risalto – ha l’opportunità di «consolidare la sua leadership nel settore non solo in termini di quantità di rifiuti riciclati, ma anche di effettivo riutilizzo dei materiali». I responsabili del gruppo indicano che «solo così sarà possibile realizzare una vera transizione ecologica nel comparto edilizio, trasformando il recupero degli inerti da pratica di nicchia a standard consolidato per l’intero settore».
                
    
    
    
    
    
    
    
            
            
            
            
            
            
            
            
            
            
            
            
            
            
            
            
            
            
            
            
            










