Piero Neri (Confindustria) difende Piombino dal siluro di Federacciai
In campo anche il sindaco Ferrari e le organizzazioni dei lavoratori

Area polo siderurgico di Piombino
PIOMBINO. «Per resuscitare un “morto” non si danneggino i “vivi”». Il numero uno di Federacciai, Antonio Gozzi, l’aveva già detto a luglio. E adesso è tornato a ripeterlo: nel mirino il fatto che sembrano aver imboccato la strada della soluzione i guai del polo siderurgico di Piombino. La città toscana delle acciaierie pare sulla strada buona e adesso pare orientata a mettersi di traverso l’organizzazione che rappresenta le industrie del settore. Come dire: era meglio morta, una lacrimuccia e, vabbè, riposi in pace.
È da presumere che i timori del numero uno di Federacciai così come di altri produttori abbiano a che fare con entrambi i versanti del problema: da un lato, l’arrivo di nuovo prodotto in concorrenza; dall’altro, l’effetto che la rinascita di Piombino con l’investimento di Metinvest Adria possa creare tensioni sull’approvvigionamento del rottame come materia prima.

Piero Neri, presidente di Confindustria Toscana Centro e Costa
Non la pensa così Piero Neri, presidente della delegazione livornese di Confindustria Toscana Centro e Costa: «Piombino non è in contrapposizione con Taranto: è un tassello complementare per rafforzare la filiera nazionale dei laminati piani, oggi fortemente dipendente dall’estero. Proprio per questo – dice intervenendo per fare chiarezza rispetto al dibattito apparso sulla stampa in questi ultimi giorni – riteniamo che il progetto Metinvest-Danieli per Piombino meriti una valutazione serena e basata sui fatti». Come la pensi il leader confindustriale livornese è semplice: stiamo parlando di «una coraggiosa iniziativa industriale che può riportare produzione, lavoro qualificato e tecnologia in un sito strategico per la siderurgia italiana ed europea, in piena coerenza con gli obiettivi di transizione e di riduzione delle importazioni».
Nedo Bertini, coordinatore del presidio territoriale di Piombino e della Val di Cornia di Confindustria Toscana Centro e Costa, rincara la dose: «Il progetto Metinvest apre inoltre prospettive di sviluppo anche per le aziende dell’indotto»: da anni sono «costrette a fronteggiare la crisi» e invece hanno «un ruolo importante per il nostro obiettivo principale che resta quello della reindustrializzazione della costa toscana».
«Sorprende l’atteggiamento del presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, che più di chiunque altro dovrebbe accogliere con favore il progetto Metinvest Adria a Piombino: un progetto che porta nel nostro Paese risorse, tecnologie e competenze, e che rappresenta una rara dimostrazione di fiducia nell’Italia industriale». Parte da qui la replica messa nero su bianco dal sindaco piombinese Francesco Ferrari: «Un’iniziativa come quella di Piombino – afferma – andrebbe salutata come un segnale di rinascita, non come una minaccia».
E non è tutto: il sindaco nega che qui si stia difendendo solo «un interesse locale o, peggio, un progetto calato dall’alto»: difendere il progetto di Piombino «significa difendere una prospettiva nazionale, strategica, di rilancio dell’intero comparto siderurgico, significa ricostruire quello che è stato il secondo polo siderurgico nazionale». Aggiungendo poi: «Piombino è (e deve tornare a essere)– un pilastro industriale dell’Italia, non un capitolo marginale da sacrificare sull’altare di equilibri corporativi o di interessi privati». Con una stoccata conclusiva: «Chi oggi lo ostacola, per interessi o per pregiudizio, si assume la responsabilità di frenare una delle più importanti occasioni di rinascita industriale nazionale».
Dal fronte sindacale, Guglielmo Gambardella, segretario nazionale dei metalmeccanici Uil dice che «mettere in contrapposizione l’investimento per il rilancio dell’ex Lucchini con quello di Taranto è incomprensibile» così come «è inconcepibile avanzare dubbi su un progetto che finalmente, dopo 11 anni dallo spegnimento dell’altoforno, può ridare speranza a 1500 lavoratori ed al territorio di Piombino». Oltretutto mentre gli investitori hanno predisposto le fonti di finanziamento, l’approvvigionamento di materia prima dal mercato estero, gli accordi con ministero e istituzioni locali.
Per Valerio D’Alò, leader nazionale di Fim Cisl, non c’è bisogno neanche di stare a vedere se le critiche di Gozzi sono condivisibili o no: non possono trovar ragione – afferma – visto che «gli investitori italiani sono stati assenti con proposte e progetti credibili per rilanciare i due importanti poli siderurgici».
Loris Scarpa, coordinatore del settore siderurgia in casa Fiom Cgil, Federacciai farebbe bene a impegnarsi di più ad «annullare la cassa integrazione che grava sui lavoratori delle acciaierie italiane da nord a sud, invece di essere un soggetto che pone veti e quando c’è da salvare l’acciaio italiano fa da spettatore». Di più: «Il progetto è avviato e va sostenuto per la sua realizzazione, se non si vuole l’ennesimo dramma sociale ed industriale, e inoltre è tutto da dimostrare che si sovrapponga a produzioni che oggi in Italia si fanno poco per evidente responsabilità imprenditoriale».
Sulla questione interviene anche il sindacato di base Usb Piombino. Di fronte alle dichiarazioni di Gozzi, ribatte che «non pensiamo che un governo possa farsi influenzare da chi difende interessi privati così evidenti». Al presidente di Federacciai, proprio in quanto «grande sostenitore del “libero mercato”» si chiede di accettare «anche la nascita di una nuova acciaieria a Piombino». L’organizzazione extraconfederale sottolinea: «Nel vostro mercato libero, quello che avete inventato e difeso, tutte le imprese hanno beneficiato di soldi pubblici. Almeno questa volta, che quei soldi servano davvero all’interesse collettivo e non ai profitti di pochi».











