«Rinnovabili, prevale comunque la logica del no preventivo»
Gis: nel mirino anche il caso del progetto in zona Viterbo
MILANO. «Le novità introdotte restano passi teoricamente utili, ma circoscritti, e il cuore del problema non è nei singoli procedimenti. È il sistema complessivo a frenare la svolta: troppe competenze frammentate, troppi livelli decisionali e una cultura amministrativa ancora ancorata alla logica del “no preventivo”». È il giudizio che arriva da Raffaello Giacchetti, presidente di Gruppi Impianti Solari (Gis), relativamente al delinearsi del nuovo Decreto Energia. Lo dice relativamente alla certezza del rispetto delle norme, in riferimento soprattutto allo stallo attuato da tempo dalla Provincia di Viterbo. «Manca una visione di sistema – viene sottolineato – in grado di unificare davvero la governance energetica e creare condizioni stabili per gli investitori»
Occhi puntati sul fatto che il governo – affermano dal quartier generale del Gruppo Impianti Solari – si dice pronto a varare le misure per sbloccare le rinnovabili e calmierare i prezzi dell’energia, introducendo anche procedure accelerate per i data center e una nuova disciplina per lo stoccaggio di CO2.
Nell’opinione di Giacchetti «non sembra bastare un decreto per sbloccare davvero la transizione energetica italiana»: il provvedimento – viene messo in risalto – rischia di essere «più un ritocco tecnico che una svolta strutturale».
Nel mirino è il caso della provincia di Viterbo: le pratiche – questa la sottolineatura del Gis – per nuovi impianti fotovoltaici «restano bloccate per mesi o addirittura anni: le regole ci sono, ma semplicemente non vengono applicate». Questa è una situazione viene vista come «un caso emblematico di ritardi sistematici nell’esame delle richieste, dovuti a carenze di personale e conflitti di competenza», e di fatto questo «svuota di efficacia le semplificazioni nazionali». In altre parole: «Il correttivo prova a “oliarsi gli ingranaggi”, ma il motore resta lo stesso».
«Troppo lenti rispetto agli obiettivi europei» sono i ritmi con cui il nostro Paese installa impianti di energia rinnovabile. Secondo Gis sono necessarie «misure più radicali»:
- una vera semplificazione sostanziale e non solo procedurale;
- un modello unico nazionale per la definizione delle aree idonee;
- un’accelerazione concreta per reti e accumuli, ancora esclusi da un piano organico di sviluppo;
- ma soprattutto la garanzia del rispetto delle regole.
«Senza questi strumenti, la transizione – dice Giacchetti – resta bloccata a metà: buone intenzioni ma senza la capacità di generare fiducia, attrarre capitali e mobilitare filiere industriali».











