Dai post-depuratori il 25% dell’acqua può andare per industria e agricoltura
Asa: occhio alla salinizzazione delle falde, a inizio 2006 pronto il dissalatore all’Elba
LIVORNO. Una città come Livorno ce l’ha fatta in anni lontani a darsi un sistema fognario che intercetta le acque e le convoglia verso un impianto di depurazione: è vero che c’è il problema della localizzazione del depuratore al Rivellino, a due passi dal centro, ma è proprio perché parliamo di un periodo così pionieristico che era necessario trovare la quota più bassa per esigenze tecniche; ora, in effetti, si lavora al trasferimento in una zona più a nord, accanto alla raffineria. Ma non si dimentichi che questo ha garantito acque pulite e balneabili perfino vicino alle aree portuali.
Ora però c’è l’esigenza di un salto in avanti, e non solo in nome di una nuova sede per l’impianto di depurazione: la nuova euro-direttiva 3019/24 sulle acque reflue urbane spinge a un cambiamento delle politiche, visto che impone standard più stringenti anche per gli agglomerati più piccoli e soprattuto introduce obiettivi ambiziosi in termini di riutilizzo e di impatto ambientale.

Il Cisternone, cuore ottocentesco dell’acquedotto di Livono (e ancora funzionante)
Asa spa, la società che si occupa di acquedotto e depurazione per in ampio spicchio della Toscana costiera – da Livorno fino alla Maremma senese – ha messo in vetrina progetti e strategie, insieme a partner pubblici e privati, alla Biennale del mare e dell’acqua in cartellone a Livorno.
In tandem con Cispel Toscana, è stata messa in piedi al Palazzo Pancaldi – sede di uno storico stabilimento balneare ottocentesco ritratto anche da Giovanni Fattori – una giornata di confronto dedicata alle grandi sfide con cui il servizio idrico integrato gestito da Asa dovrà fare i conti. Occhi puntati sulle nuove prospettive della depurazione, come detto, così come sulla dissalazione. Due momenti che hanno visto la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni, del mondo accademico e delle principali aziende del settore. In particolare, hanno supportato il doppio workshop: Utilitalia, Acque spa, Acquedotto del Fiora spa, Gaia spa, Nuove Acque spa, Publiacqua spa e Ti Forma srl.
Il cuore della discussione? Il fatto che, com’è stato sottolineato, il depuratore è «un luogo dove generare valore, anche economico, grazie alla possibilità di recuperare materia prima seconda». Al centro delle questioni dibattute troviamo, ad esempio, da un lato, «il riutilizzo irriguo e industriale delle acque trattate» e, dall’altro, il progetto per il recupero energetico e la produzione di biometano tramite biodigestore.
Sul versante del riuso delle acque depurate stiamo parlando di «una soluzione quanto mai necessaria» se vogliamo tenere presente che l’acqua non è una risorsa infinita, a maggior ragione in un territorio come quello servito da Asa dove le falde locali ne “producono” poca: occorre riservare all’uso potabile le acque di migliore qualità cercando di recuperare in altri modi quelle che non hanno bisogno assoluto di standard così alti.

L’iniziatuva di Asa alla Biennale del mare: il tavolo dei relatori
Dalle relazioni tecniche è emerso che Asa è «potenzialmente in grado di restituire agli usi industriali ed agricoli circa il 25% di tutte le acque trattate nei depuratori grazie a 9 impianti di post-trattamento i cui più importanti sono a Livorno, Cecina e Rosignano e in Val di Cornia».
Esiste una problematica emergente: la salinizzazione delle falde che, principalmente in Val di Cornia, rischia di rendere impossibile anche il riutilizzo. C’è da affrontare congiuntamente – viene sottolineato – tutto il tema del riequilibrio della falda e della diversificazione delle fonti di approvvigionamento(«e tra queste, appunto, il riuso è una delle possibili soluzioni»).
A riportare sotto i riflettori il tema della dissalazione – è stato affermato – è la direttiva Ue 2020/2184: come è stato ribadito nel confronto del mattino, rafforza la tutela dell’acqua come diritto universale e introduce nuove misure per garantire la qualità e la sicurezza dell’approvvigionamento. Ma proprio per questo motivo viene messo l’accento sugli effetti della crescente salinizzazione delle falde costiere e la necessità di dissalazione come strategia di resilienza (mentre emergono le criticità legate alla riduzione della disponibilità della risorsa idrica). Dalla discussione è emerso che «la buona gestione della crisi idrica del 2022 in Toscana è stata possibile grazie agli investimenti effettuati negli anni precedenti».
È da dire che, sul fronte della dissalazione, Asa ha annunciato che «nei primi mesi del prossimo anno sarà pronto il dissalatore dell’Isola d’Elba». A oggi – è stato messo in evidenza – è questo «il più grande dissalatore in Italia», mettendo in pista «un investimento pari a circa 29 milioni di euro». Dal dissalatore dell’Elba si avrà la garanzia di 7mila metri cubi di acqua al giorno e questo «consentirà di rendere efficiente, anche in termini energetici, la fornitura idrica dell’isola».
Peraltro, secondo quanto saltato fuori dal confronto tra i gestori del servizio idrico integrato toscano, si è discussa anche «la necessità di adottare un nuovo modello di governance complessiva in grado di affrontare le crescenti sfide del settore».
Nella giornata di discussione alla Biennale la mattinata è stata chiusa da un focus sul ruolo chiave della digitalizzazione nella gestione delle emergenze idriche: l’intelligenza artificiale viene considerata «ormai uno strumento centrale per le analisi dei dati e per il rafforzamento dei sistemi predittivi».
Gli organizzatori ringraziano per la partecipazione: Regione Toscana, Comune di Livorno, Autorità Idrica Toscana, Ergo (Spin off Scuola Superiore S. Anna), Istituto Superiore di Sanità, Istat, Università di Pisa, Alfa Solution, Almaviva Bluebit, Consorzio di Bonifica Toscana Costa (CB5), Erredue, Gas and Heat, Ineos, Ireti, Netribe, Polo Tecnologico Magona, Rdr, Sistema Ambiente Lucca, Solvay Chimica Italia, Suez Italia.
Stefano Taddia, presidente di Asa, sottolinea che l’azienda ha voluto creare «un momento di riflessione aperto e concreto», con la consapevolezza che le sfide imposte dal cambiamento climatico e dalle nuove normative europee richiedono «una visione integrata, innovativa e sostenibile della gestione idrica».
Nelle parole di Valter Cammelli, amministratore delegato di Asa spa, questa è stata «un’occasione preziosa per rafforzare il dialogo tra enti, gestori e comunità scientifica, in vista di un servizio idrico sempre più resiliente, sicuro e orientato all’economia circolare».