Banchine poco rosa: nei porti solo un lavoratore su 16 è donna
Lo studio di Barbara Bonciani oggi sabato 7 in vetrina a Villa Fabbricotti

Barbara Bonciani: è l’autrice del libro dal titolo “Portuali e marittime, perché no?”
LIVORNO. Quasi una sfida, lo si intuisce già dal titolo del libro: “Portuali e marittime, perché no?”. Invece il dato di partenza spiega fin da subito quanto nel mondo delle banchine la presenza di donne sia proprio in salita. Le donne – spiega l’autrice Barbara Bonciani, sociologa e ricercatrice, un passato da assessora alla portualità nella prima giunta del sindaco Luca Salvetti – «costituiscono ancora a malapena il 6,3% della forza lavoro complessiva». Eppure, al tempo stesso, di donne al lavoro nel mondo portuale se ne trovano nei porti made in Italy già centinaia e centinaia. Anzi, di più: 1.269, indica Bonciani. Mica poche: sono «gruiste, smarcartici, addette al rizzaggio e derizzaggio, direttrici di macchina, capitane», questi alcuni dei ruoli che l’editore enumera presentando il libro, solo alcuni di quelli che «le donne ricoprono nell’industria portuale e marittima, ambiti di lavoro storicamente maschili che da pochi anni stanno vivendo una trasformazione importante». E tuttavia su 20.123 dipendenti sono a malapena una su 16. E senza dimenticare un’altra cosa: sono «assenti nei ruoli apicali», ricorda lei.
Accade in «un Paese circondato dal mare, l’Italia, che conta cinquantotto porti distribuiti in 7.456 km di costa». La parità di genere nei porti è al tempo stesso «un viaggio ancora lungo da fare» eppure è «decisamente iniziato».
Dopo varie presentazioni anche nelle sedi istituzionali come alla Camera dei Deputati lo scorso 7 maggio, il libro di Barbara Bonciani edito da Franco Angeli arriva sul palco di “LeggerMente”, festival artistico-letterario giunto ormai alla sua settima edizione. Appuntamento oggi sabato 7 giugno alle ore 17,30 a Livorno a Villa Fabbricotti (viale della Libertà). A introdurre l’incontro sarà lo scrittore Marco Corbi; interverrà Francesca Grigolati, ufficiale marittima.

La foto sulla copertina del libro di Barbara Bonciani
«Questo libro costituisce la prima ricerca realizzata in Italia sulla disuguaglianza di genere nei porti italiani», spiega l’autrice ricordando che si tratta di «un saggio divulgativo, pensato per essere capito da tutti, soprattutto dai non addetti ai lavori, dalle persone che conoscono poco i porti e che non hanno percepito i cambiamenti che la tecnologia ha introdotto in questo settore, rendendolo accessibile parimenti a uomini e donne».
Lo studio mette in rilievo che le donne non sono solo sottorappresentate in questi settori ma anche “invisibili”. Sta anche qui il punto, nella tesi di Bonciani: bisogna renderle visibili, occorre parlare delle loro storie di successo in ambienti prevalentemente maschili. «Non è solo un esercizio di democrazia e giustizia sociale, ma – viene sottolineato – un modo per far capire a tutti che la loro assenza in uno dei settori più strategici del Paese pesa in termini di competitività e coesione sociale».
Bonciani se la prende quando ascolta qualcuno dire che, in fondo, questo è un tema di nicchia: basta – afferma – approfondire il ruolo che i porti ricoprono nello scenario economico nazionale e internazionale per capire che non è per niente così. Lo dice squadernando i dati dell’Unctad, la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo: mostrano come avvenga via mare circa il 90% del commercio mondiale in termini di volume (e oltre il 70% in termini di valore). Come dire: il trasporto marittimo costituisce, e sono i dati ad attestarlo, la “spina dorsale” del commercio internazionale e della catena di approvvigionamento manifatturiera, di cui i porti commerciali costituiscono «le porte di accesso ai mercati interni per i traffici marittimi, vale a dire quei luoghi fisici, in cui grazie al potenziale umano impiegato si trasferiscono le merci dalla nave a destinazione finale e viceversa».
Quel che vorrebbe Bonciani è più attenzione al ruolo delle donne, da rendere finalmente “visibili”, e più attenzione alla funzione strategica che i porti giocano nell’ambito dell’economia, sia essa internazionale o nostrana. Insomma, qualcosa di un po’ meno rinchiuso nel recinto degli addetti ai lavori, qualcosa di un po’ più presente nel dibattito pubblico.