Queste sono le aziende in cui è più piacevole lavorare
La classifica relativa agli aspetti di diversità, equità e inclusione

La classifics delle migliori realtà dove lavorare: è la graduatoria di “Great Place to Work” sotto il profilo della diversità, equità e inclusione (DE&I)
MILANO. In cima alla classifica di quest’anno troviamo Hilton, Cisco e Skylabs: guidano il “ranking” delle 20 migliori aziende presso cui lavorare quantomeno sotto il profilo della diversità, equità e inclusione: la graduatoria l’ha stilata “Great Place to Work Italia” che riferisce di aver sondato il parere espresso da 98.985 collaboratori attivi all’interno di diverse organizzazioni. Le risposte sono state raccolte tramite un questionario fondato su 25 affermazioni basate sul “DE&I Index”, costruito appunto attorno ai valori di diversità, equità e inclusione.
Rispetto alle dimensioni aziendali dei 20 “Best Workplaces for DE&I”, quattro su 10 apparrtengono a realtà con un numero di collaboratori compreso tra 50 e 149, il 35% hanno tra i 150 e i 499 dipendenti, il 15% hanno tra i 500 e i 999 dipendenti e una su 10 ha più di mille collaboratori. Quali sono i settori che se la cavano meglio sotto il profilo delle pratiche di diversità, equità e inclusione? Soprattutto aziende di tecnologie informatiche e quelle di servizi professionali (con cinque aziende a testa) e le il settore biotecnologico-farmaceutico (con tre aziende in classifica). Completano il ranking – viene fatto rilevare – l’assistenza sanitaria e i servizi finanziari-assicurativi con due aziende a testa (10%), oltre al settore alberghiero e all’agricoltura con un’organizzazione ciascuno.
“Great Place to Work Italia” segnala che «tra i principali indicatori presi in considerazione per stilare il ranking troviamo il “DE&I Index” che misura quanto l’ambiente di lavoro e la cultura aziendale vengono percepiti corretti e inclusivi da parte delle persone riguardo equità del trattamento, accessibilità e coinvolgimento da parte dei manager, assenza di discriminazioni basate su caratteristiche personali, ambiente inclusivo e accoglienza, sicurezza psicologica garantita dall’azienda e possibilità di un corretto bilanciamento tra vita personale e lavoro».
Nei primi venti posti in classifica il “DE&I Index” è pari all’85%: dal quartier generale dell’organizzazione promotrice si sottolinea che è «un valore superiore di ben 20 punti percentuali rispetto alle realtà certificate (65%) e addirittura più del doppio rispetto a quello delle realtà non certificate (42%)».

Alessandro Zollo, amministratore delegato di “Great Place to Work Italia”
Entrando ancor più nel dettaglio della classifica, ecco le 20 migliori aziende che si sono distinte per il loro impegno concreto in materia di diversità, equità e inclusione. A guidare il “ranking 2025” è Hilton, società di primo piano nel settore dell’ospitalità a livello mondiale con «un portafoglio di 22 marchi che comprende quasi 7.400 proprietà e oltre 1,1 milioni di camere, in 124 paesi e territori». Al secondo posto si posiziona Cisco: stiamo parlando di un gruppo internazionale che opera sul fronte delle «tecnologie che trasformano il modo con cui le persone si connettono, comunicano e collaborano, attraverso reti intelligenti e architetture che integrano prodotti, servizi e piattaforme software». Terza classificata è Skylabs, “business partner” che affianca le aziende di ogni settore e dimensione, durante tutto il loro ciclo di vita digitale.
Viene messo in evidenza il fatto che «il 45% delle 20 realtà “Best Workplaces for DE&I 2025”, quasi una su due, abbiano il loro quartier generale in Italia. “Essere un “Great Place to Work For All” significa costruire un contesto in cui ogni persona, a prescindere dalla propria identità o dal ruolo che ricopre, si senta accolta, ascoltata e valorizzata all’interno di una cultura organizzativa inclusiva», dice Alessandro Zollo, amministratore delegato di “Great Place to Work Italia”. Aggiungendo poi: «Il fatto che quasi metà delle aziende sia italiana e che ci siano altre organizzazioni europee, dimostra come la carta “DE&I” (diversità, equità e inclusione) possa veramente fare la differenza tra un modo di concepire l’impresa in Europa e altrove».
A giudizio di Zollo dall’analisi dei dati che danno origine al ranking delle aziende “Best Workplaces for DE&I 2025” emerge che «l’inclusione non è un insieme di “policy”, ma un vissuto reale, fatto di esperienze quotidiane di rispetto, fiducia e riconoscimento. È su questa base culturale che si innesta la capacità di innovare e affrontare il cambiamento: perché solo un ambiente sicuro e autentico consente alle persone, e quindi alle organizzazioni, di evolversi con coraggio». Tutto questo nonostante il recente disimpegno istituzionale su queste tematiche negli Stati Uniti, si afferma: le analisi dei dati 2024 «mostrano che aziende come Hilton, Cisco e AbbVie testimoniano come, una volta integrati nella cultura organizzativa, questi valori restino solidi e continuino a generare impatto».
Ma quali sono le tematiche sulle quali le organizzazioni “Best Workplaces for DE&I” si distinguono rispetto alle altre? Una differenza fondamentale – è questa l’argomentazione fornita – riguarda «la qualità dell’esperienza vissuta quotidianamente dalle persone nei contesti aziendali: un’esperienza che va oltre le politiche formali e si traduce nella possibilità concreta di essere sé stessi sul posto di lavoro». È proprio questa autenticità relazionale e culturale a rappresentare un punto di forza distintivo tanto che la percentuale di collaboratori che nelle aziende best dichiarano apertamente “qui posso essere me stesso” è pari al 92%, un dato significativamente più elevato rispetto a quello delle aziende certificate (78%) e ancor più rispetto a quello delle non certificate (59%) e al dato della norma italiana (48%).
Questo scarto, come si vede, arriva fino a oltre 40 punti percentuali nel confronto con il dato medio della norma italiana: e questo – è da mettere in rilievo – attesta quanto «un ambiente realmente inclusivo incida non solo sulla performance, ma anche sul benessere soggettivo e sul coinvolgimento attivo delle persone». Come dire: la “DE&I” nei contesti dove è al più alto livello «non è solo una strategia ma una cultura vissuta».
Se vogliamo tradurlo in grado di soddisfazione e senso di appartenenza, va rilevato che l’89% dei collaboratori delle aziende indicate fra le migliori dice di avere l’intenzione di restare in azienda a lungo termine (accade invece nel 79% di casi riguardo ai dipendenti delle aziende certificate, nel 69% relativamente alle realtà non certificate mentre la media italiana si attesta attorno al 54%). Secondo gli organizzatori, è così che si dimostra come «un contesto inclusivo non solo attragga talento, ma favorisca anche la fidelizzazione e la stabilità organizzativa».
C’è dell’altro: e il riferimento è a ulteriori tasselli del mosaico della qualità della vita quotidiana in azienda. Da tradurre così: le persone non solo si sentono accolte e rispettate, ma percepiscono concretamente un clima di riconoscimento, attenzione reciproca e soddisfazione nel proprio ruolo. Nei migliori luoghi dove lavorare in fatto di diversità, equità e inclusione (DE&I) si riscontrano punteggi superiori all’80% in aree sensibili: ad esempio, vengono indicate la percezione di meritocrazia con l’opportunità di ottenere dei riconoscimenti speciali (82%) e equità nelle promozioni interne (83%), l’atteggiamento positivo nell’andare al lavoro ogni giorno (90%). I luoghi migliori in cui lavorare raggiungono standard del 90% per quanto riguarda l’attenzione rivolta dall’organizzazione ai propri collaboratori (91%) e l’imparzialità di trattamento indipendentemente dall’età (94%).

Questa invece è la classifica generale della stessa organizzazione pubblicata poco tempo fa e organizzata a seconda della dimensione delle imprese pubblicata sul sito dell’organizzazione (gptw.greatplacetowork.it/blog/la-classifica-best-workplaces-italia-2025)