Quell’incredibile cappa di silenzio su un infortunio mortale sul lavoro
La morte dell’operaio di 64 anni diventa un caso nazionale con la Cgil
PIOMBINO (Livorno). Si chiamava Salvatore Bertocci, era un meccanico esperto: è morto a 64 anni dopo giorni di agonia per le conseguenze di un incidente sul lavoro in una ditta di Piombino, la Bertocci Montaggi. Detta così, non sarebbe altro che l’ennesima storia – una delle oltre mille all’anno – di morte sul lavoro. Se insieme al numero uno della Camera del lavoro territoriale Gianfranco Francese, parola una delle leader della Cgil nazionale, Francesca Re David, è per il fatto che l’infortunio è emerso solo dieci giorni dopo che era avvenuto.
I due dirigenti sindacali si dicono preoccupati e indignati “per il grave ritardo nelle comunicazioni che hanno seguito l’infortunio sul lavoro che ha coinvolto Salvatore Parlato, avvenuto il 29 ottobre scorso nello stabilimento Bertocci di Piombino e reso noto pubblicamente solo molti giorni dopo”.
“Ad oggi – sottolineano Re David e Francese – non è ancora chiaro perché un incidente così grave, con un lavoratore ricoverato in condizioni critiche e poi deceduto, non sia stato comunicato tempestivamente né alle istituzioni né alle rappresentanze sindacali”.
La questione era stata sollevata dai sindacati organizzando una fiaccolata per le vie di Piombino: una scelta simbolica per chiedere di “fare luce” sulla morte di questo lavoratore. «Con queste fiaccole – aveva detto Francese in quella circostanza – vogliamo fare in modo che non muoia una seconda volta nell’oblio e che quello che è accaduto a lui non si debba ripetere».
Adesso Re David e Francese portano quest’infortunio mortale sotto i riflettori nazionali: è inaccettabile – affermano – che una tragedia di tale entità possa essere rimasta nell’ombra per così tanto tempo. Aggiungendo poi: “Troppi silenzi hanno avvolto questa vicenda, che rappresenta una ferita ulteriore per la famiglia e per le comunità di Piombino e di Campiglia Marittima”.
I due esponenti Cgil insistono a chiedere intanto “trasparenza immediata sulla dinamica dell’incidente, sulle condizioni di sicurezza e sulle procedure adottate e piena chiarezza sulla catena delle comunicazioni e sui motivi del ritardo”. E ancora: ci si rivolge a Procura, Asl e organi competenti perché “facciano rapidamente luce su eventuali responsabilità o omissioni”.
In nome del fatto che “la sicurezza sul lavoro è un diritto inalienabile di ogni persona”, Re David e Francese ribadiscono che “ogni infortunio deve essere comunicato, indagato e affrontato con la massima trasparenza, per l’accertamento di tutte le responsabilità”.











