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Livorno draga la bocca sud

Il via ai lavori entro novembre per ripristinare la soglia a 15 metri

Silvia Velo

LIVORNO – I dragaggi portuali e i sedimenti relativi sono oggetto di un workshop in programma per domani al ministero dell’Ambiente, con la relazione introduttiva del sottosegretario Silvia Velo e le conclusioni del ministro Luca Galletti. Tra gli interventi attesi, quello di Luigi Merlo, consigliere del ministro Graziano Delrio.
Il workshop sarà particolarmente importante per mettere a fuoco le nuove procedure di smaltimento dei sedimenti “puliti” in mare, come prevede la normativa appena varata. Nel frattempo parte anche una delle più importanti gare di questo fine d’anno, quella della bocca sud del porto di Livorno per 300 mila metri cubi.
[hidepost]E’ l’ultima fatica dell’ingegner Giovanni Motta, da vent’anni nell’Authority di Livorno e dirigente del settore ambiente, che va in pensione alla fine di questo mese. L’ingegner Motta ha appena diretto la conclusione della gara di aggiudicazione dell’operazione, gara vinta dall’ATI costituita da Sales e da Sidra, due colossi del settore già ampiamente sperimentati in precedenti dragaggi anche a Livorno. Sono attualmente in corso le verifiche di legge su tutta la parte burocratica, compresi i soliti documenti dell’anti-mafia e quant’altro che in genere comportano tempi mediamente lunghi. La speranza è che trattandosi di un’ATI tra aziende ampiamente note e sperimentate, si possa far presto e dare il via ai lavori entro il prossimo mese di novembre, con tempi di realizzazione previsti in poco più di un mese; il che significherebbe che la bocca sud del porto di Livorno – l’unica operativa per le navi – potrebbe avere i 15 metri di fondale entro la fine dell’anno.
Rispetto a una precedente proposta tecnica, che prevedeva la complessa sistemazione di un tubo di trasferimento dei sedimenti lungo l’intera doga curvilinea fino alla seconda vasca di colmata, la proposta vincente comporterà l’utilizzo contemporaneo di due grandi draghe. La prima è specializzata nella frantumazione delle parti più dure del fondale mentre la seconda è aspirante, che raccoglierà dunque i sedimenti fangosi e anche quelli frantumati dalla prima draga, per conferirli nella sua stiva e quindi scaricarli ciclicamente in vasca di colmata. Sarà da capire, semmai, se esisterà anche in questa operazione la possibilità di distinguere i materiali “puliti” per scaricarli in mare o se si dovrà procedere, visti i tempi, con le vecchie normative. Forse domani stesso da Roma potrà arrivare una risposta.

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Pubblicato il
19 Ottobre 2016

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