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Portuali a rischio dopo i 50 anni in stiva

Il lettore Giordano Pia ci scrive fornendoci anche le foto allegate:

Mi piacerebbe sapere, se i presidenti dell’INPS, INAIL, la signora Fornero, eccetera, hanno mai preso in seria considerazione l’ambiente e la tipologia di lavoro in cui i portuali e i lavoratori dei terminal sono sottoposti durante l’orario di lavoro… Ci si rende conto che oltre i 50/55 anni al massimo diventa estremamente pericoloso continuare a fare certi lavori? O bisogna andarli a prenderli di peso e portarceli direttamente per far vedere i rischi con i loro occhi? Sono sicuro al 200% che basterebbe fargli salire lo scalandrone per accedere a bordo e, farli scendere in stiva perché capiscano al volo…Queste foto sono solo un esempio…

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Non ci sono mai stati dubbi sul rischio che un lavoratore portuale non più giovanissimo corre quotidianamente nel proprio lavoro specialmente nelle stive delle navi d’oggi: profonde come pozzi di miniera, piene di “trappole” che anche le più moderne tecnologie progettuali e costruttive non hanno eliminato. Purtroppo ci sono mestieri secolari che hanno potuto trovare solo parzialmente vantaggi dalla tecnologia: e il rischio dei portuali è testimoniato dal numero di incidenti che a bordo o in banchina vengono annualmente registrati. Siamo anche d’accordo che occorrerebbe arrivare a una discrimina sulle età di chi deve fare i lavori più pericolosi e che richiedono più fisicità: anche se qualche volta l’esperienza conta di più dei muscoli.

È un tema, caro lettore, che da sempre si discute e le compagnie dei lavoratori, oltre alle normative antinfortunistiche, dovrebbero forse sentire in maniera più concreta, concretamente adottando le necessarie discriminanti. Da parte nostra lo segnaliamo. Anche per non dimenticare i tanti amici portuali che abbiamo visto purtroppo menomati sul lavoro o peggio ancora.

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Pubblicato il
7 Agosto 2021
Ultima modifica
10 Agosto 2021 - ora: 10:07

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