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Se anche Gretina s’è convertita al nucleare…

LIVORNO – Partiamo da un dato di fatto che non vorremo mai sottoscrivere: la previsione, ufficializzata da Terna Spa – il grande distributore nazionale di energia elettrica – secondo la quale l’anno prossimo il costo delle bollette aumenterà ancora del 150%. Per le famiglie sarà un ulteriore, difficilmente sopportabile salasso. Ma per le aziende, specialmente quelle energivore, potrebbe essere la resa. Lo si è sentito dire dalle celebri vetrerie di Murano a Venezia, dai produttori di alluminio, da molte imprese che non possono – causa la concorrenza estera – riversare i maggiori costi sulla merce.

Ci dicono che il caro-energia è la conseguenza diretta delle nuove politiche ambientali, che impongono l’abbandono dei carburanti fossili, dal carbone al petrolio. L’Italia in particolare paga cara la transizione, perché non produce abbastanza energia pulita e deve acquistarla all’estero, in particolare dalla Francia che ne ha in eccesso grazie alle centrali nucleari.

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E qui casca l’asino: gli italiani, emotivi come popolo più che come singoli individui, hanno cancellato con referendum il nucleare dopo il disastro di Chernobyl. Eppure avevamo tecnologie sul campo se non d’avanguardia almeno a livello di altri. Ho il privilegio (?) dell’età che mi fa ricordare il CAMEN, ovvero il Centro di Applicazioni Militari dell’Energia Nucleare, che lavorava molto bene a San Pietro a Grado (Pisa) e fu cancellato dal referendum. Ricordo la centrale di Montalto di Castro, rimasta cattedrale nel deserto con spese altissime a nostro carico. Nel frattempo la Francia, gli USA, la Slovenia, la Germania, il Giappone, la Svezia e molti altri paesi hanno centrali nucleari spesso da anni: basti pensare che la Francia da sola produce con il nucleare 380 mila gigawatt/ore, la metà di quanto producono gli interi USA. E ce la vendono a caro prezzo.

Mi rendo conto di aver scritto un temino: un piccolo tema in gran parte noto. Però anche nel campo della logistica e dei porti il problema sta diventando enorme. E dal COP26 dei giorni scorsi sono arrivati solo pannicelli caldi. E allora? Allora persino la Greta, la Giovanna D’Arco svedese diventata furbissima corifea dell’ambiente, ha ammesso nei giorni scorsi che per la transizione occorre sviluppare le centrali nucleari, perché non bastano certo i grandi campi di pannelli solari e i “ventilatori”. Inoltre oggi il nucleare è molto più maturo, più sicuro e meno costoso: e anche il problema delle scorie radioattive è in gran parte superato.

La scienza potrebbe dunque aiutarci a non mandare all’aria i bilanci famigliari e quelli delle aziende. Invece pare che da noi si preferisca il “green washing”, cioè il lavaggio verde a chiacchiere. E allora becchiamoci il 150% degli aumenti e stiamocene zitti, a piangere, come dice il proverbio, sul latte versato.

A.F.

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Pubblicato il
20 Novembre 2021

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