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Vasche di colmata sotto accusa una trentina indagati solo a Livorno

Avvisi di garanzia anche ai presidenti delle Port Authority di La Spezia e Carrara per il conferimento dei loro fanghi nel manufatto labronico – Gli altri nomi e l’accusa

LIVORNO – La “bomba” è di quelle nucleari, da far tramortire non solo il porto labronico ma l’intero paese.

Oppure è solo un innocuo petardo, che però rischia di spaventare tutta la portualità italiana. Dopo tre anni di indagini, di ricorsi e controricorsi, la Procura della Repubblica di Livorno ha aperto ufficialmente il procedimento per “discarica abusiva di fanghi di dragaggio” in relazione ai conferimenti di fanghi nella vasca di colmata fuori dalla Darsena Toscana. Per la Procura ci sono ben 27 indagati per aver realizzato e gestito una discarica ”non autorizzata e comunque con autorizzazioni improprie”, avendo conferito peraltro nella suddetta discarica dal 2006 al 2009, 445 mila metri cubi di materiali. Non siamo ancora al rinvio al giudizio, che dovrà essere deciso nei prossimi giorni, (in alternativa all’archiviazione) ma la raffica di avvisi di garanzia che è arrivata nei giorni scorsi ha colpito nomi eccellenti non solo livornesi. Si va dall’ex commissario dell’Authority livornese Bruno Lenzi al secondo commissario ammiraglio Salvatore Giuffré (oggi a Taranto), dal presidente dell’Authority livornese Roberto Piccini al responsabile dell’ambiente della stessa ingegner Giovanni Motta con l’ingegner Umberto Campana (dirigente dell’area tecnica): ma ci sono anche i presidenti delle Authority di Carrara Guccinelli e di La Spezia Orlandi, poi Alain Bernard e Pierre Catteau (Italiana Dragaggi Spa), Tito Neri, Luca Niccolaj, Loriano e Pasquino Zambernardi (Sales Spa), Giovandomenico Caridi (Navicelli Spa), Osvaldo Mazzola (Cidonio), Massimo Nazzari (Nautilus), Alberto Ferrazzi (Edilizia Tirrena Srl), Adriana Carozzi e Walter Malvolti (Carlo Agnese Spa), Luciano Boscolo Cucco (La Dragaggi srl), Domenico Del Carlo (Delca Spa), Fabrizio Marconi (coop La Variante), Giuseppe Abate (Abate Srl), Saverio Crea (Mil Group), Fabrizio e Paolo Righini (Arpat Livorno) e Giudo Spinelli (Arpat Livorno).

Adesso non rimane che attendere la decisione del PM del Tribunale di Livorno se accogliere o meno la tesi dell’accusa. E in questo secondo caso tutto andrebbe archiviato. La linea della difesa è semplice: è stato di fatto preso un abbaglio in quanto già la legge 296 del 27/12/2006 aveva chiarito che i fanghi portuali non possono essere considerati rifiuti speciali; il tutto ribadito dal successivo decreto del ministero dell’Ambiente del 7/11/2009.

Il problema peraltro si è verificato a Livorno, dove si sta già partendo con le gare per la seconda vasca di colmata – e quindi si rischia di “inchiodare” lo sviluppo portuale prossimo futuro, compreso il grande sogno della Piattaforma Europa – ma ha portata nazionale, perchè un pò tutti i porti stanno proiettandosi sul mare con vasche di colmata da riempire (e trasformare poi in piazzali) con i fanghi d’escavo, anche sulla base delle normative nazionali varate (con sufficiente “copertura” giuridica?) dai ministeri competenti. Ma a quanto pare, ancora una volta la certezza del diritto non sembra avere cittadinanza in questo che un tempo era sul serio la patria del diritto.

A.F.


Pubblicato il
22 Maggio 2010

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