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Giachino incontra Assoporti c’è la grana dei rimborsi ai Tir

Il decreto dirigenziale che regolamenta i tempi di attesa dell’autotrasporto deve chiarire le certificazioni, i conteggi e la necessaria “reciprocità”

ROMA – Sembra più che altro una dimostrazione di buona volontà a titolo personale: perché l’incontro promesso dal sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti onorevole Bartolomeo Giachino al presidente di Assoporti Francesco Nerli – incontro sul piano della logistica – contraddice uno dei fatti più evidenti degli ultimi mesi: l’assoluta rottura dei rapporti tra lo stesso Nerli, e quindi Assoporti, e il titolare del ministero Altero Matteoli.

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Come riferiamo in questo stesso numero, dov’è Nerli non c’è il ministero, o quasi (vedi a Piombino). Giachino ovviamente non può essere condizionato nelle scelte personali di incontrare chicchessia. Bisogna semmai capire che cosa poi potrà scaturire dagli incontri, se c’è l’ostracismo del ministro nei confronti di una associazione che secondo lui non è più rappresentata dal suo presidente.

Qualche problema peraltro il mondo dello shipping spererebbe di chiarirlo – se non di risolverlo – dall’incontro in questione. Assologistica ed Assiterminal in particolare nel documento che hanno espresso nei giorni scorsi, hanno evidenziato vive preoccupazioni al governo per certe anticipazioni emerse sul Piano della logistica e in particolare sui provvedimenti già annunciati per decreto circa la regolamentazione dei tempi di attesa al carico ed allo scarico delle merci operate dagli autotrasportatori. Sono tempi, in sostanza, che porti, interporti e terminal ferroviari, ritengono essere punitivi o addirittura non realistici.

“Il decreto dirigenziale in questione – hanno scritto i terminalisti delle due associazioni –  se per un verso individua criteri generali per il riconoscimento degli indennizzi agli autotrasportatori soddisfacendo le loro richieste, per l’altro crea i presupposti di contenziosi nei nodi di scambio modale come porti, interporti e terminal ferroviari, delle cui complessità/specificità si sarebbe già dovuto tener di conto. Nell’attuale situazione – continua la nota – esiste un’alta probabilità che la prima azione del Piano Nazionale della Logistica produca contrasti e liti legali che sono il contrario delle necessità del sistema”. In sostanza, conclude la nota, “il decreto dirigenziale che regolamenta le previsioni della legge 127/2010 non può trovare applicazione condivisa”.

Letta così, può sembrare anche una vicenda misteriosa, o se si vuole di lana caprina. In realtà, parlandone con gli interessati, si scopre che il decreto contestato viene considerato da spedizionieri e terminalisti un regalo sulla propria pelle all’autotrasporto da parte del sottosegretario Giachino, che con l’autotrasporto ha un suo feeling. La sostanza: il decreto stabilisce che se un autotrasportatore deve aspettare più di due ore, per essere caricato (o scaricato) in un terminal portuale o interportuale, ha diritto ad essere rimborsato del tempo perso. Ma qui cominciano i problemi. Intanto: chi certifica l’orario di arrivo del Tir? Non certo l’uscita dal casello autostradale, come il decreto vorrebbe: perché a volte tra casello e terminal occorrono ore di fila, e comunque l’unica ufficialità potrebbe essere certificata dal terminal stesso. Altra, fondamentale osservazione: chi rimborsa il camionista in caso di ritardo nelle operazioni? Poiché è lo spedizioniere che organizza il trasporto, dovrebbe essere lui a rimborsare il camionista salvo poi rivalersi sul terminal: complicato e foriero di infiniti contenziosi. Infine, last but not least, i terminalisti chiedono ragionevolmente un criterio di reciprocità. “Se mi vengono annunciati dieci o venti Tir nella mattinata – fa il caso un terminalista – e poi invece me ne arrivano la metà, io ho sostenuto spese per predisporre le immediate operazioni per dieci o venti: ho mobilitato i mezzi di sollevamento, il personale, gli ingressi ai varchi eccetera. E chi mi rimborsa le spese se la metà dei Tir annunciati hanno ritardato ben oltre le 2 ore di comporto”?

Insomma, si preannunciano altri scontri, contenziosi, veleni. E la speranza è che l’incontro di Giachino con Nerli possa servire almeno a convincere il primo mettere una pezza su un provvedimento mal fatto e male accettato.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
2 Aprile 2011

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