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Fumi navali monitoraggi a Isola Bianca

OLBIA – La campagna di monitoraggio dei gas inquinanti prodotti dalle navi nei porti del Nord Sardegna passa ad una seconda fase. Dopo le rilevazioni nello scalo commerciale di Porto Torres, da venerdì 9 settembre l’Arpas, sulla base di un’intesa con l’Autorità Portuale, ha posizionato un laboratorio mobile che, per alcune settimane, effettuerà un attento monitoraggio della qualità dell’aria in tutta la zona portuale dell’Isola Bianca e, tra tre settimane, a Porto Cocciani e Golfo Aranci.

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Secondo step nella messa in pratica dell’ambizioso progetto europeo dei Green Port: porti verdi, eco compatibili, con un impatto ambientale contenuto sui quali, da qualche settimana, si sta accendendo un dibattito di carattere nazionale.

I dati che emergeranno dai monitoraggi in Gallura, uniti a quelli di Porto Torres, verranno utilizzati per la successiva fase di elaborazione di un documento di programmazione degli interventi ambientali e strategici.

“Proseguiamo con la seconda parte della prima fase conoscitiva – spiega Paolo Piro, presidente dell’Autorità Portuale -. Dopo le tre settimane di rilevazione nello scalo di Porto Torres, dove tutt’ora si tiene in costante monitoraggio la situazione delicata della Darsena Servizi, da venerdì 9 l’Arpas ha posizionato le unità mobili ad Olbia. L’obiettivo è quantificare l’impatto delle decine di navi in arrivo e partenza e, soprattutto, di quelle che restano ormeggiate per gran parte della giornata. Un metodo scientifico per conoscere lo stato di salute degli scali marittimi e se le compagnie che vi fanno rotta rispettino le recenti normative che impongono l’abbattimento delle percentuali di zolfo nei carburanti”.

Nella lotta all’inquinamento, l’Autorità Portuale del Nord Sardegna ha aperto la strada ad altre realtà italiane, alcune delle quali hanno già attivato le debite contromisure. “Il nostro percorso è stato avviato ad ottobre 2010 con una riunione congiunta tra Province, Autorità Marittima, Arpas e Assessorato regionale all’Ambiente – continua Piro -. A ruota, altri porti della penisola hanno intrapreso azioni di questo genere, siglando protocolli d’intesa con gli assessorati e le agenzie regionali per la protezione ambientale. A Civitavecchia, per fare l’esempio più eclatante, l’Autorità Marittima, dopo rilevazioni h 24, ha comminato sanzioni e denunciato sei comandanti di due compagnie crocieristiche e di quattro traghetti di altrettante compagnie di navigazione. La stessa Port Authority ha deciso di prendere provvedimenti per garantire uno sviluppo eco compatibile della portualità laziale”. Percorso seguito anche dai porti liguri, sui quali, dai giorni scorsi si è acceso un dibattito mirato a trovare soluzioni concrete per la riduzione dell’inquinamento.

“L’azione degli altri porti italiani ci spinge ad andare avanti con maggiore determinazione – conclude Piro -. La posizione congiunta tra Autorità Portuali, che sicuramente coinciderà a breve in una sinergia di carattere nazionale, è la strada giusta per attuare i Green Ports. I tempi sono maturi per metterci alla pari delle altre realtà europee e d’oltre oceano, dove da anni, ormai, le navi si collegano alle prese di corrente in banchina, utilizzano carburanti a basso contenuto di zolfo o sperimentano il gpl come combustibile a impatto zero”.

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Pubblicato il
24 Settembre 2011

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