Per Masol, l’ok e i tanti dubbi
LIVORNO – Una unanimità che nasconde però parecchi dubbi: è questo il significato dell’ok dato dal comitato portuale di Giuliano Gallanti alla proposta dello stesso Gallanti di affittare – durata trent’anni – un’area di 10 mila metri quadrati sulla sponda est della Darsena Toscana alla Masol – controllata dall’indonesiana Musim Mas.
[hidepost]Si tratta dell’area della ex Seal, dove i portuali di Italo Piccini fecero il “colpaccio” delle navi dei veleni (Karin B eccetera) riuscendo a farsi finanziare dallo Stato la costruzione del complesso di capannoni e impianti che sfruttarono poi a lungo anche per la bonifica dei treni di amianto. Abbandonate da tempo quelle lavorazioni, le aree – sulle quali nacquero a suo tempo anche imbarazzanti polemiche – sono rimaste in attesa di utilizzo finché sembravano destinate alla delocalizzazione del terminal Calata Orlando, come da ultimo POT. Poi è subentrata la richiesta della Masol, con un piano industriale fondato sulla produzione, commercializzazione e lavorazione di prodotti e servizi nel campo delle fonti energetiche alternative. In termini concreti Masol propone di creare sulla sponda est – con relativo accosto preferenziale sulla costruenda banchina dell’ultimo modulo, per 200 metri lineari – un impianto per produrre biodiesel, e in un secondo tempo anche per raffinare olio di palma, destinato sia ai carburanti ecologici, sia alla farmaceutica e alla industria alimentare.
L’investimento, come hanno riferito in comitato portuale il segretario Massimo Provinciali e il dirigente che ha seguito la pratica, Matteo Paroli – sarà di 55 milioni di euro in tre anni, l’occupazione di 70 persone dirette e complessive 285 persone con gli indiretti. Si prevede a regime una movimentazione di 6 milioni di tonnellate di prodotto all’anno con quasi 300 navi all’anno: in sostanza, se le cifre saranno confermate, una nave al giorno o quasi (e a questo punto l’accosto preferenziale sarebbe di fatto un accosto “privatizzato”).
Secondo l’Authority, la proposta Masol è stata privilegiata rispetto ad altri concorrenti sulla stessa area, ma quella della Tlrp/Base per un’area di assemblaggio e realizzazione di blocchi di carpenteria pesante potrà essere accolta su un’area adiacente, da individuare.
E qui si apre il capitolo delle perplessità, peraltro non emerse nel comitato portuale. Ci si chiede come possa essere compatibile la Masol – con il suo accosto “preferenziale”- con la riconfermata delocalizzazione del terminal delle rinfuse Tco che chiede almeno 30 mila metri quadri delle stesse aree e la banchina in via di costruzione. Gallanti ha tranquillizzato Roberto Alberti, presidente di Tco, affermando che ci sarà spazio per entrambe le iniziative. E in effetti l’Authority sta trattando il noto acquisto di aree di Paduletta da Spil e da Cilp, più eventuali altri “ritagli” di terreni della ex Down (Styron): ma la coperta rischia lo stesso di risultare troppo corta considerando che anche i terminal adiacenti a quest’area, in particolare Lorenzini e probabilmente anche il terminal delle Autostrade del Mare Ltm, una volta che sarà superata l’attuale crisi internazionale potrebbero avere aspirazioni ad allargarsi.
Molte variabili indipendenti dunque nell’operazione Masol: alla quale manca comunque il nulla osta del ministero competente, e quindi tutta la trafila delle valutazioni che fanno la disperazione di ogni impresa, dalle varie VIA al resto. Probabilmente se ne riparlerà a lungo e anche in altre sedi. Ma il primo passo fatto con l’ok del comitato portuale rimane indubbiamente importante.
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