Dai dragaggi fanghi puliti per coltivare
FIRENZE – Possono davvero diventare, da storico e costoso problema a risorsa con cento prospettive positive: anzi, doppia risorsa. Perché i fanghi di dragaggio “puliti”, ricavati dagli interventi per approfondire canali e darsene del nostro porto, possono essere utili non solo per il ripascimento delle spiagge – Tirrenia e il Calambrone in Toscana benediranno: ma il tema è nazionale – ma anche come substrato per certe coltivazioni, in sostituzione della sempre più preziosa e rara torba.
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Lo certifica il CNR attraverso l’Ise che ha avuto ottimi risultati nell’ambito del progetto “Life-Hortised”. Come riferisce in una sua nota il dipartimento di scienze della produzione agroalimentare e dell’ambiente di Firenze che ha operato con il CNR di Pisa, i fanghi sono stati trattati per 18 mesi con l’uso di sostanze organiche e fito-trattamento. Gli esperimenti di piantumazione (lattuga, melograno, fragole) si sono svolti presso l’azienda agricola Zelari Company (Pistoia) e il vivaio Caliplant (Murcia, Spagna) ed hanno dato risultati estremamente incoraggianti. “Vogliamo dimostrare – afferma Grazia Masciandaro dell’Ise/CNR- che i sedimenti trattati sono congeniali all’agricoltura dal punto di vista della fertilità e della sicurezza alimentare”. Gli esperimenti continuano anche con la collaborazione dell’università Miguel Hernandez di Elche (Alicante) che ha provveduto agli interventi nel vivaio della Murcia con una miscela al 50% del sedimento bonificato con terriccio commerciale normale. Si andrà avanti ancora con ulteriori esperimenti – sottolineano gli enti impegnati nell’operazione – perché con le disponibilità dei fanghi di dragaggio che i piani in atto nei vari porti forniranno a breve, ogni utilizzazione in chiave ortofrutticola può davvero diventare una risorsa a livello non solo nazionale.
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