Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Altero Matteoli e la maledizione della via Aurelia

Nella foto: Altero Matteoli

CECINA – È sempre dura quando muore un amico, due volte più dura quando muore tragicamente, in un beffardo incidente stradale su quell’Aurelia contro la quale aveva combattuto trent’anni per farla mettere in sicurezza. Altero Matteoli, cecinese, 77 anni e un record di permanenza in Parlamento, com’è noto è morto lunedì scorso mentre andava a presenziare un incontro di Forza Italia. Con il senno del poi, sembrava predestinato: già anni fa era scampato a un altro incidente sull’Aurelia e ne portava i segni. Pare che anche questa volta corresse. Era solo in auto perché gli piaceva guidare, lo rilassava.

[hidepost]

E’ morto di corsa, come troppe volte si era lamentato con gli amici di vivere la sua vita politica e anche privata. Ha lasciato in molti, compresi molti avversari politici, un grande rimpianto. E i “coccodrilli” che gli hanno dedicato sui giornali gli hanno tutti dato atto di una correttezza istituzionale – era stato due volte ministro e spesso ago della bilancia nei governi non solo di Berlusconi – e di una grande capacità di mediazione. Qualcuno, ferocemente, ha voluto aggiungere che era indagato per il Mose. Altri hanno ricordato che da ministro dell’Ambiente aveva dato l’OK – certo in buona fede – a quel pasticciaccio brutto che erano poi diventate le aree portuali speciali da bonificare, un tormento che si è trascinato per anni. Ma hanno ricordato anche i suoi meriti: e la sua capacità di ascoltare, di mediare, di trovare soluzioni anche di compromesso.

Altero se n’è andato. Al suo funerale, nella sua Cecina, c’erano in tanti. Non solo per dovere istituzionale, ma per sincero rimpianto. Come in tanti hanno fatto la fila nella camera ardente allestita mercoledì scorso al Senato.

Noi, da questo giornaletto che Altero ha sempre voluto ricevere, non aggiungeremo un altro “coccodrillo”. Vogliamo solo ricordare che da politico ha cominciato la sua carriera in consiglio comunale a Livorno, in un Msi che significava allora rischiar legnate ad ogni angolo di strada. Me lo ricordo – eravamo entrambi infinitamente giovani – convinto delle sue idee ma mai provocatorio. Aveva il freddo coraggio di chi crede negli ideali ma anche nelle persone. Ricordo anche che di recente, da presidente della commissione trasporti del Senato, era riuscito a far inserire la sua amata Capraia nell’Autorità di sistema del Tirreno settentrionale da cui era stata inizialmente esclusa. Un piccolo risultato, se volete, ma che aveva confermato il rispetto nei suoi confronti anche del governo, che non era il suo. Nei prossimi giorni sarebbe stato di nuovo candidato di Forza Italia al senato e gli avevano promesso più d’un collegio sicuro, Ma questa maledetta Aurelia s’è vendicata prima. Addio Altero, che il sonno della morte ti sia meno duro per il ricordo che hai lasciato in tanti, amici e non.

Antonio Fulvi

[/hidepost]

Pubblicato il
23 Dicembre 2017

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio