Pesca-turismo dalla Capraia con la “Jolanda II” di Giorgio

Capitan Giorgio con le sue prede
CAPRAIA ISOLA – La pesca professionale è sempre più minacciata dalla carenza di prede: e la lunga, lunghissima estate di caldo asfissiante, che ha portato la temperatura del mare anche a 25 gradi come da anni non succedeva, ha ulteriormente spinto in profondità le classiche prede di agosto. Così sta prendendo piede, non come ripiego ma come attività accessoria per i più svegli, anche la pratica del pesca-turismo. Ovvero, ospitare per mezza giornata o più i turisti appassionati di mare, sui pescherecci opportunamente attrezzati che fanno uscite con illustrazione delle varie tecniche di pesca. Da predersi con attenzione, perché il peschereccio non è uno yacht e rolla terribilmente sulla maretta. Ma per chi ha il piede marino, il divertimento è assicurato.
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Dalla Capraia, dove è in corso l’esperimento, qualcuno giura di aver visto anche un’orca, che in Mediterraneo è assai rara. Eppure sule pareti di una casa isolana c’è addirittura l’immagine di un’orca e la data di avvistamento di un grande maschio in prossimità della punta della Manza. Ma anche senza lo spettacolo della sua immensa pinna dorsale falcata, le uscite con il peschereccio “Jolanda II” di capitan Giorgio per le battute di pesca-turismo, sono davvero un tocco originale delle vacanze sulla più lontana isola dell’arcipelago. Si esce, in genere, nelle primissime ore del pomeriggio, quando un pò di maestrale allenta la canicola feroce di questa estate arroventata. Ma lui, Giorgio Romano, era già andato all’alba o addirittura la sera prima a calare la rete. Sa bene dove: così, quando ci torna con i turisti nel pomeriggio, si salpa sapendo che la rete non sarà mai vuota. Il campionario delle prede può essere il più vario: variopinti capponi, saraghi argentati, persino qualche aragosta se il ciglione dove si è calato è promettente. Capitan Giorgio tiene pronto un frizzantino ghiacciato, che serve a stuzzicare l’appetito ma anche l’allegria. Malgrado il titolo, lui è un ragazzo, con i suoi occhi azzurri, il sorriso gentile e i capelli biondi dicono faccia strage. Non solo di pesci.
“Jolanda II” è un pezzo di storia di Capraia e della pesca. Era del padre di Giorgio, Enzo “Enzino” per tutti: singolare stirpe di pescatori del sud Tirreno, trapiantati sull’isola decenni fa, ma con gli orizzonti mentali bene aperti. Dopo alcuni anni di università, ovviamente biologia marina, “Enzino” si era convinto che la scuola migliore rimanesse il mare. Pescava, ma non solo. Faceva funzionare il cervello. E creò una piccola azienda di allevamento ittico con vasche in mare aperto dove orate e spigole nuotavano in corrente continua. Oggi ci sono otto grandissime vasche di circa 20 metri di diametri ciascuna che scendono a 18 metri di profondità e riforniscono ogni anno di tonnellate e tonnellate di pesce. Ci sono le vasche ma non c’è più “Enzino”: che se l’è tragicamente preso il mare, secondo la migliore tradizione di chi sul mare vive, ama e alla fine si consegna. Troppo presto per lui: ma la sua anima, i suoi insegnamenti e la sua barca non lo fanno rimpiangere troppo proprio grazie a suo figlio Giorgio. Una piccola grande storia nelle infinite storie del nostro mare.
Di questi tempi anche capitan Giorgio va a pesci spada: una pesca difficile, da professionisti navigati, con i palangari lunghi chilometri che spesso vengono tranciati dalle navi o dalle barche. Ma gli spada rendono bene e la stagione sembra propizia. Un’altra occasione per uscite appassionate per chi ama davvero conoscere la dura vita dei pescatori.
(A.F.)
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