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IL RISIKO DELLE NOMINE

Il vicesindaco Fdi di Pisa indicato per l’Authority dei porti di Roma

Forse è l'indizio dello sblocco dell'impasse: Lega sconfitta dai meloniani?

Il porto di Covitavecchia in una immagine dall’alto

ROMA. Stavolta non è più l’ennesimo commissario alla guida di una Autorità di Sistema Portuale, il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini ha inviato al presidente della Regione Lazio la formale richiesta di intesa sul nome dell’ingegner Raffaele Latrofa, vicesindaco di Pisa ed esponente di Fratelli d’Italia, per la guida dell’Authority di Civitavecchia. In realtà, l’istituzione portuale laziale estende le proprie competenze anche sugli scali minori di Fiumicino e Gaeta, perciò ama presentarsi come “porti di Roma” (e, per lo scalo centocellese, aggiunge: «fondato dall’imperatore Traiano nel 108 dopo Cristo come porta di Roma).

Potrebbe essere il segnale di uno sblocco dell’impasse nell’infornata di nomine di presidenti della portualità made in Italy. Come abbiamo ripetuto in queste settimane, l’iter di nomina di un presidente di Autorità di Sistema Portuale è particolarmente complesso: dipende dal fatto che per il titolo quinto della Costituzione riformato un quarto di secolo fa i porti sono fra le materie dove Stato centrale e Regioni devono decidere insieme. Perciò: il ministro indica (e per Civitavecchia siamo a questo punto), poi il presidente della Regione dà il proprio ok (e in questo caso è dato per scontato), quindi c’è il passaggio in commissione sia alla Camera che al Senato. Dunque, per ora per lo scalo laziale siamo al primo round.

Prima del decollo dell’iter ci si poteva immaginare che il problema principale sul fronte del porto sarebbe stato trovare la quadra nelle Autorità di Sistema in cui il ministro avrebbe avuto bisogno dell’intesa con le Regioni in mano al centrosinistra. Invece da quel punto di vista non ci sono stati sussulti né tensioni. L’intesa mancante, semmai, era stata quella fra gli alleati all’interno del centrodestra.

Da un lato: il mancato completamento del puzzle di tutte le nomine ai vertici della portualità lasciava nell’incertezza i papabili (e i loro referenti politici), dunque sempre a rischio di sgambetti nell’ultimo metro. Dall’altro, l’esatto opposto: la definizione di tutto il quadro era osteggiata perché finché la partita resta aperta c’è sempre la speranza di fare un gol. Risultato: meglio tutti fermi. Solo che poi si sono infuriati il fronte delle imprese, l’organizzazione degli enti portuali, i sindacati e un po’ di istituzioni…

L’ingegner Raffaele Latrofa, 54 anni, vicesindaco Fdi di Pisa,

Insomma, la sera di venerdì 27 giugno il ministro non si è più limitato a mettere un nome in più in calce alla lista dei commissari. L’ultima volta l’aveva fatto dieci giorni prima: con il nome di Francesco Mastro sulla ruota di Bari. Allungare l’elenco dei commissari è servito per attenuare un po’ il senso di blocco: insomma, una qualche forma di guida al sistema dei sistemi portuali.

Anche il giornale online “ShipMag”  interpreta l’indicazione di Latrofa come una svolta: e al suo nome aggiunge quello di Matteo Gasparato sulla ruota dell’Authority veneziana. Ne fa discendere un bilancio relativo agli equilibri politici dentro il governo: «Alla fine, nel risiko delle presidenze delle Autorità di Sistema Portuale, Fratelli d’Italia l’ha spuntata». Lo dice perché Gasparato, ex direttore di banca, dal 2011 alla guida del Consorzio Zai Interporto di Verona (e vicepresidente di Federtrasporto e numero uno dell’Unione degli interporti), è stato sì forzista e poi fondatore di un movimento civico di centrodestra, ma ora il forte pressing di Fdi in suo favore è raccontato tanto dalla stampa veronese che dal Corriere online.

Gira in Veneto anche una suggestione fantapolitica: a Venezia, almeno finché Luca Zaia resta presidente della Regione Veneto, a dare le carte è la Lega su entrambi i lati del tavolo. Dunque potrebbe arrivare un periodo extra per Fulvio Lino Di Blasio con i galloni di commissario. Ma sarebbe un gesto ostile, e finora è sembrato che dentro la coalizione di governo Matteo Salvini su questi temi non volesse tenere un profilo di guerra.

Il leader leghista Matteo Salvini, vicepresidente dek consiglio e ministro delle infrastrutture

Va detto comunque che Civitavecchia era già indicata sulla scacchiera del toto-Authority come una casella destinata a Fratelli d’Italia: il nome più volte dato per sicuro anche dall’informazione della “sua” Romagna era quello di Roberto Petri, dirigente nazionale di Fdi ritenuto vicino a Ignazio La Russa.

Nella giunta pisana del sindaco leghista Michele Conti, Latrofa ha in pugno le deleghe a lavori pubblici, edilizia scolastica e sportiva, grandi interventi per alloggi pubblici, navigabilità dell’Arno e dei canali, innovazione, qualità urbana, verde pubblico. È ingegnere civile; nel settembre scorso il ministero dell’ambiente lo ha nominato componente della propria Commissione tecnica nazionale Via e Vas (impatto ambientale). Ha lavorato sia nel settore pubblico come funzionario o dirigente tecnico (nei Comuni di Viareggio, Massarosa e Cascina) sia nel settore privato come professionista (progettista, direttore dei lavori, collaudatore).

Nel frattempo, sempre sul fronte del porto, il ministero delle infrastrutture ha provato a sciogliere qualcosina dell’ingarbugliato nodo di Genova. L’ha fatto con un decreto, anch’esso firmato ovviamente dal vicepremier Salvini, in cui Matteo Paroli, dal 16 giugno scorso insediato come commissario straordinario all’ombra della Lanterna, può contare sui “superpoteri”. Può esser tradotto così il riferimento al fatto che, oltre alle facoltà indicate nel precedente decreto, ora si sono aggiunte anche «tutti i poteri e le prerogative precedentemente attribuiti al comitato di gestione».

Non ci si era accorti, diciamo così, che a metà giugno era scaduto il precedente comitato di gestione e nell’attesa di completare tutta la trafila c’era da «garantire la piena operatività dell’ente, scongiurando ogni forma di stallo decisionale». Il ministero dice di aver avuto l’imprimatur dell’Avvocatura Generale dello Stato e di aver agito per rispondere alla richiesta della propria direzione generale di settore che aveva «evidenziato l’urgenza di conferire poteri sostitutivi al commissario».

L’avvocato Matteo Paroli, dal 16 giugno al timone dell’Authority genovese come commissario e ora dotato di superpoteri”

La questione, la Gazzetta Marittima ha provato a ricostruirla unendo i puntini di questa faticosissima fase della portualità del Bel Paese: qui il link all’ articolo sulla “solitudine dei commissari” e il resto che ne consegue).

Dietro il conferimento dei “superpoteri” a Paroli – che avrà in pugno finché diventerà presidente – c’è anche una urgenza specifica che vale da sola chissà quanti problemi: i “pieni poteri” sono l’unica via d’uscita probabilmente al fatto che fra poche ore, come ben segnala “Shipping Italy”, scade la concessione «al Genoa Port Terminal (51% Spinelli e 49% Hapag Lloyd)». Stiamo parlando del cliente numero uno del porto di Genova, che ha visto annullare dal Consiglio di Stato la concessione, e nel maggio scorso aveva chiamato in causa direttamente il governo con un ultimatum in cui si diceva praticamente che non è questo il trattamento per chi investe e porta traffici.

A Genova c’è questo problemone in più, ma la questione del “governo” dei porti resta ingarbugliata. A meno che davvero il fatto che il ministro abbia indicato l’ingegnere pisano classe ’71 non sia l’indizio che ora tutte le caselle andranno a incastrarsi al loro posto come nei rompicapo anni ’60.

Mauro Zucchelli

Pubblicato il
28 Giugno 2025
di MAURO ZUCCHELLI

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