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Conftrasporto-Confcommercio tutte le verità sugli inquinanti

ROMA – “Inquadriamo la dimensione del fenomeno inquinamento dei mezzi pesanti, che per i climalteranti producono il 4,6% del totale delle emissioni. Contro il 20,5% della manifattura e il 35% dell’energia”. È il problema che si è posto Conftrasporto, collegata a Confcommercio, per chiarire quanta parte abbia nell’inquinamento globale del paese il trasporto pesante. Ecco la sintesi del rapporto presentato dal presidente Paolo Uggè al forum dedicato al tema.

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“Per le polveri sottili – dice il rapporto – negli ultimi 30 anni siamo passati dalle 23,8 migliaia di tonnellate del 1990 alle 4,4 migliaia di tonnellate nel 2017.

In Italia i veicoli pesanti dal 1990 al 2017 hanno diminuito del 30% le fonti inquinanti climalteranti, mentre nell’eurozona sono aumentate del 18%.

A fronte di una riduzione del 30% dei mezzi pesanti, gli inquinanti emessi dal residenziale sono diminuiti del 10%, ma quelli emessi dai rifiuti sono aumentati del 5%.

Negli ultimi 30 anni, in Italia l’inquinamento prodotto dai mezzi pesanti è del 4,6% e del 5,9% nella zona euro. Quindi la dimensione prodotta dai mezzi pesanti è una piccola parte del totale. Volendo tradurre in pagamento del danno creato per l’inquinamento provocato, il trasporto pesante in Italia versa allo stato 1,12 miliardi di euro in più rispetto ai costi generati.

Suddividendo i costi per classi di veicolo, scopriamo che i veicoli più inquinanti rimborsano meno di quelli meno inquinanti. Lo dimostra questa scaletta: l’euro zero rimborsa in un anno 1.565 euro in più del costo generato, l’euro uno 1.874, l’euro due 2.243, l’euro tre 2.638, l’euro 4 3.472, l’euro 5 5.499, l’euro 6 7.892.

In sostanza, chi inquina di meno, paga di più.

La sostenibilità è riprodurre il capitale ambientale senza distruggere quello economico. Ecco perché occorre non tassare di più, ma tassare meglio.

L’inquinamento, oltre che dipendere dalla motorizzazione dei veicoli, si determina attraverso la congestione. Il che ci porta al tema delle infrastrutture. Evidenziamo un solo dato: il ministero delle infrastrutture non ha speso nel 2018 il 60% dei fondi che aveva a bilancio e per il programma operativo nazionale reti e infrastrutture del mezzogiorno, che sono fondi comunitari, è stato speso solo il 23% delle somme disponibili.

Se al ministro dei trasporti avessero sottoposto i dati ufficiali e scientifici, e se si fosse confrontata con le categorie di riferimento così come ha fatto la sua collega alle politiche agricole, si sarebbe evitato di penalizzare un settore che già contribuisce molto (1 miliardo e 200mila euro), che subisce forme di concorrenza sleale dal dumping sociale, e i costi derivanti da un sistema infrastrutturale carente per accessibilità.

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Pubblicato il
26 Ottobre 2019

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