L’Interporto e il miracolo dei più bravi
GUASTICCE – La crescita della Sogese, di cui parliamo qui a fianco, pone qualche legittimo interrogativo – di cui ci prendiamo tutte le responsabilità – sulle strategie dell’Interporto Vespucci: in perenne dibattito tra interporto e retroporto.
Tralasciamo volutamente, in questo momento, le difficoltà della gestione finanziaria del Vespucci, che si traducono anche in qualche tensione all’interno del consiglio. Il meccanismo dell’intervento della Regione Toscana – con l’acquisto e la rivendita di immobili per garantire risorse – è complesso e richiede tempo; come sta ritardando l’altro intervento pubblico, quello dell’AdSP per rilevare la maggioranza azionaria. E si sa che i tempi sono invece fondamentali sia in campo economico che logistico.
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A fronte di tutto questo, il Vespucci conferma di essere invece un incubatore di iniziative imprenditoriali private in forte espansione. Come dimostra appunto Sogese e l’intera holding Monti Industries; come dimostrano gli insediamenti del grandi gruppi della distribuzione mondiale a cominciare da DHL; come conferma la silenziosa ma continua espansione dei complessi aziendali specie sulle aree est. I grandi progetti di insediamento futuro dell’hub farmaceutico hanno un indubbio valore, ma sono i privati imprenditori, che spesso si basano quasi esclusivamente sulle proprie forze, a fare del Vespucci un’area di crescita industriale o di alto artigianato che non guarda unicamente al porto. Ma che guarda e lavora con il resto del mondo. E che dimostra l’esistenza di un’imprenditoria, locale ma non solo, che fornisce per fortuna l’immagine di una Italia davvero in positivo. Tutto il contrario di quella povera e sconquassata Italia della politica che dantescamente parla di “nave senza nocchiero alla deriva”. Al Vespucci, ma non solo, c’è quella parte di imprenditoria sana e capace che fa onore a chi si guadagna un futuro migliore per tutto il cluster, portualità compresa.
A.F.
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