Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Il neo-ponte dei sospiri?

GENOVA – No, non è quello celebre di Venezia: lo sta diventando quello altrettanto celebre di Genova, ricostruito a tempo di record dopo la tragedia del viadotto Morandi e che adesso – pronto e già “sverginato” dalle prima auto ufficiali che l’hanno attraversato – rimane chiuso perché la burocrazia non sa a chi farlo collaudare. La vertenza in atto con la società autostrade infatti sembra costituisca un ostacolo. Di carta, ma in questo paese ormai sono le carte, e non le opere, a condizionare la nostra vita. E l’auspicata ripresa.

[hidepost]

Il ponte Piano – il progetto come noto è stato regalato dall’archistar Renzo Piano – è stato completato in 14 mesi per 1067 metri di viadotto, impegnando oltre mille lavoratori che hanno operato giorno e notte, rispettando anche le norme anti-Covid ma non risparmiandosi. Le imprese coinvolte – Fincantieri, Salini Impregilo e Italferr – hanno dato il meglio delle capacità tutte italiane di far miracoli quando sono liberate dagli orpelli di normative peggio che borboniche. Dopo le demolizioni delle vecchie strutture – e di parte delle costruzioni al di sotto – sono state ricostruite 19 campate con 18 pilastri in cemento armato speciale, utilizzate quasi 18 mila tonnellate di acciaio e stesi chilometri di speciale cemento sul tracciato. Il tutto, spendendo 200 milioni di euro. Se fossero state seguite le regole del codice degli appalti sarebbero stati necessari 14 anni, di cui la metà solo per le pratiche burocratiche.

La burocrazia dunque non si smentisce. Ma questo ennesimo esempio dovrebbe bastare per arrivare a una totale semplificazione delle normative sui lavori pubblici. Il premier Conte l’ha promesso anche nell’ambito della kermesse di villa Doria Panphili, i famosi (e per qualcuno famigerati) “Stati generali”. Sperando che almeno questa volta la montagna non abbia partorito un topolino.

[/hidepost]

Pubblicato il
27 Giugno 2020

Potrebbe interessarti

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora

La vendetta e il perdono

Dunque, la solidarietà del presidente della Toscana con Luciano Guerrieri è durata, in ossequio agli ordini di partito, l’espace d’un matin, come dicono i francesi. Anche Giani, che aveva giurato di difendere Luciano alla...

Leggi ancora

Riforma e porti in vendita

Come volevasi dimostrare: le indicazioni (attenti: sono nomi proposti, non ancora promossi ufficialmente) per i nuovi presidentI di Autorità di Sistema Portuale (AdSP), peraltro significative sul metodo, hanno sturato il vaso di Pandora. Tutti...

Leggi ancora

So che sanno che sappiamo

Niente paura, il gioco di parole del titolo non riguarda voi lettori. Vorrebbe essere, appunto, un gioco rivolto chi continua a ritardare l’attesissima e indispensabile riforma portuale, con annessi e connessi. Sia chiaro che...

Leggi ancora

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora