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Dalle assemblee futuro o no per i portuali

LIVORNO – Bisogna ammetterlo: le difficoltà della Compagnia lavoratori portuali labronica e della sua impresa Cilp, hanno creato in porto ed anche in città reazioni francamente poco nobili. Compresa la politica, che ha reagito quasi a lavarsene le mani, preoccupata – così almeno è sembrato – più a mettersi il sedere a paratia che non a dare davvero un contributo propositivo. Non lo dico solo io, che magari posso anche sbagliare alla grossa: lo dicono gli stessi portuali, che si sono sentiti chiamare al banco degli imputati e non a un tavolo di salvataggio.

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Reazioni poco nobili, dicevo: perché se è vero che nei tempi d’oro i portuali erano potenti & prepotenti (ma non tutti e non con tutti), non basta a giustificare certi nemmeno troppo dissimulati sogghigni. Alla fine si tratta del pane di centinaia di famiglie, con una ricaduta su migliaia di posti di lavoro, e del tramonto di un “modello Livorno” che per decenni è stato osannato da tutti, in primis proprio da quelli che oggi ghignano. E che magari accusano l’attuale consiglio dei portuali di non essersi perennemente presentato a baciar la pantofola giusta.

Passiamo ai fatti: l’assemblea sul bilancio consuntivo 2010 ha approvato, due giorni fa, un utile di circa 2,5 milioni di euro, che su un fatturato di circa 15 milioni non è certo marginale. Magari ci sarà stato anche qualche aggiustamento di finanza creativa, come si usa dire oggi: e del resto, così fan tutti. I guai sono legati alla caduta verticale del fatturato nei primi cinque mesi del 2011 (perdita delle auto di Grimaldi, eccetera) e la questione sarà affrontata nelle assemblee programmate da mercoledì a venerdì prossimi, prima con quelle di società (le partecipate) poi con quella generale. Specie venerdì Enzo Raugei e i suoi dovranno far digerire alla base la cura “lacrime & sangue”: cura indispensabile, ma anche pericolosa per gli assetti di vertice, perché i portuali non amano i sofismi e tendono a dar la colpa delle difficoltà a chi li governa. Nessuno dimentica che anche il loro capo carismatico per decenni, Italo Piccini, alle ultime elezioni cui partecipò fu solo “ripescato” nei ballottaggi causa certe “tirate di cinghia” che avevano cominciato a far male.

C’è di peggio: Raugei e i suoi sanno che i veri problemi non sono la limatura delle retribuzioni – che sarà annunciata venerdì – e la cura dimagrante della Compagnia. Sanno che occorre assolutamente far crescere il fatturato, con nuovi traffici a costi remunerativi. Probabilmente c’è chi s’illude che basterebbe strangolare la Sintermar – magari con l’aiuto della Port Authority – e costringere Grimaldi a tornare all’ovile. Ma sarebbe solo un passo, su una strada che si annuncia invece lunga, difficile e combattuta: e che dovrà rimettere in gioco una ricerca del commerciale fatta a livelli di alta professionalità, senza assolutamente alcun cedimento alla base cooperativistica fino a quando la compagine non sarà risanata. Un cammino che Raugei & C. sono intenzionati a prospettare all’assemblea di venerdì prossimo, insieme ai vari palliativi del momento come i contratti di solidarietà ed altro. E dall’assemblea si misurerà se i portuali livornesi sono o no capaci di reinventarsi, anche attraverso i sacrifici, un futuro.

A.F.

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Pubblicato il
9 Luglio 2011

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