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Primo comitato a Livorno: zonizzazione, tra si e “niet”

Perplessità sull’Alto Fondale “zona grigia”, problemi sui dragaggi e sulla vasca di colmata 1, le divergenze sui forestali – Appuntamento al 29 marzo per decidere

Giuliano Gallanti

LIVORNO – Un grosso passo avanti o un mezzo passo indietro? Due giorni dopo la prima riunione del nuovo comitato portuale – chiamiamolo il Gallanti bis – i commenti s’intrecciano con il resoconto finale. E ovviamente non mancano le perplessità. Che peraltro sono segno di un minimo di dinamismo e di … libero pensiero in una realtà portuale come quella labronica, da più parti giudicata a encefalogramma piatto.

Il lungo comunicato ufficiale seguito alla riunione parte enfatizzando la volontà di arrivare al riassetto funzionale del porto, con un titolo un po’ imprudente (e giudicato poco meno che offensivo nei confronti dei predecessori di Gallanti): “Livorno finalmente ha un progetto per il futuro”. Commento: l’unica cosa che a Livorno non è mai mancata è stata la lenzuolata di progetti per il futuro.


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Gran parte dei quali peraltro si ritrovano, almeno a spanne, in quelli di Gallanti, come il “porto dei porti” di Piccini, la Piattaforma Europa di Marcucci-Piccini, l’eterno ritornello della Bellana (nato ben prima che nascesse la Port Authority) il trasferimento dei rinfusi dalla calata Orlando …. Eccetera.

Titolo imprudente del comunicato, e dettagli a parte, va riconosciuto a Gallanti e alla sua Port Authority che la ricerca della “quadra” c’è. Ma va anche subito aggiunto che gli ostacoli non sono caduti e sono i soliti. Compreso il riaccendersi di “niet” dove sembrava che accordi diretti avessero già raggiunto un risultato: come per il terminal delle crociere “di testa” sull’Alto Fondale per il quale Piccini e Raugei avevano sottoscritto un accordo che adesso in comitato sembra sfumato con il ripiego suggerito dallo stesso Gallanti di una “zona grigia” che non soddisfa nessuno.

Ci sarà tempo, forse, per aggiustare le cose. Lo stesso presidente della Port Authority ha già convocato per il 29 marzo un comitato che dovrà decidere: fatti, posizioni nette, e non più parole o mugugni. Ce la faranno i nostri eroi (l’abbinata Gallanti-Provinciali-Vanni) a cavare il ragno al buco?

I ragni sono tanti. Per esempio, l’alto fondale avrà gli accosti riservati alle crociere, come sembrava fino a ieri, o gli accosti rimangono alla Cilp anche se non vi opererà più con i forestali? E che senso avrebbe la cosa, se non quella di far lucrare alla povera Compagnia i diritti fino ad oggi chiesti alla Porto 2000 per il “parcheggio” delle navi?

Altro esempio: la cellulosa concentrata sul molo Italia. Giorgio Neri e la stessa Cilp protestano perché due galli nello stesso pollaio ci stanno male, e in definitiva non ci sono spazi né magazzini sufficienti. Si faranno, ha replicato Vanni, nelle aree dell’ex cementeria Sacci o dell’Intercontainer: ma occorrono tempi e investimenti. Né gli uni né gli altri sono al momento chiari. E l’ostacolo in zona dei cantierini, del cemento, delle granaglie e dei rimorchiatori? Se n’è parlato in comitato, ma solo per ammettere che “al momento non è possibile delocalizzarli”.

Su altri temi, il menù è quello del passato: riprofilare la calata Orlando per le crociere, riempire il bacino Firenze per farne un piazzale, proporre la rivitalizzazione del grande bacino di carenaggio (a proposito, il parere del RINa che è determinante ancora non si è visto, malgrado i solleciti), l’eterno tira e molla sulla Bellana, il terminal ro/ro unico tra la Darsena 1 e la Sintermar (ma il “niet” di Piero Neri a una gestione unica rimane un macigno). Anche l’avvio della gara per la seconda vasca di colmata, certamente un fatto positivo, rimane però condizionato a un non chiaro iter di consolidamento della prima vasca. Piena da tempo, ma rimasta un pantano: e che ci stia studiando da tempo l’università di Pisa è significativo delle difficoltà esistenti. Sia chiaro: facciamo tutti il tifo per soluzioni veloci ed efficaci: ma i tempi ad oggi sono già allungati a dismisura.

Come si allungano, anche se non se n’è parlato (per pudore?) i tempi dei dragaggi. Alla fine dell’anno scorso Gallanti aveva promesso di dragare la Darsena Toscana “anche se dovessi buttare i fanghi in mare” (“e mi vengano pure ad arrestare”, aveva chiosato). Più di recente ha parlato di dragaggi alla bocca sud, al canale del Marzocco, al bacino di evoluzione e livellamento della darsena Toscana entro aprile. Parafrasando Antonio nell’orazione funebre di Giulio Cesare, Gallanti è un uomo d’onore e dobbiamo credergli: ma a questo punto i tempi promessi stanno scadendo e da qui in poi occorrono i miracoli. Non per colta sua, diciamolo: i famosi emendamenti nazionali non stanno emendando nulla: ma ai clienti del porto di Livorno interessano i fatti, non le colpe del governo. E noi ci stiamo di mezzo.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
10 Marzo 2012

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