LIVORNO – Mettiamola così: il surcharge applicato da Zim sui teu in uscita dagli Usa ha fatto arrabbiare gran parte degli importatori italiani, e non solo loro. Ma Zim ha un’attenuante: così fan tutti, o quasi. E quando la crisi continua a colpire la parte più debole della logistica, cioè il trasporto navale, bisogna turarsi il naso, colpire dove si può e andare avanti cercando di non buttare la spugna.
E’ duro da digerire ma il surcharge di Zim non è il primo e probabilmente non sarà l’ultimo da parte delle compagnie che operano sui vari scenari mondiali. Chi sta attento a queste cose si sarà reso conto che altre compagnie – fare i nomi non è simpatico e peraltro non cambia il senso del discorso – hanno già applicato maggiorazioni, con scuse spesso di fantasia che non nascondono però il problema reale: quello di far cassa e bilanciare le proprie perdite. C’è chi s’è attaccato al fuel, chi ha parlato di esigenze riorganizzative. Non illudiamoci: finché i traffici non saranno di nuovo in grado di rimettere un po’ di grasso sulle costole degli armatori, c’è da aspettarsi di tutto. E l’unico motivo per cui i noli sono ancora (moderatamente) depressi è che esiste più offerta di trasporto che domanda. Una situazione che il mercato ritiene ideale, ma che certo non aiuta gli armatori, specie dopo svariati anni di “vacche grasse” che li avevano probabilmente abituati un po’ malino…
Antonio Fulvi