Secondo il rappresentante del governo occorre vedere i problemi in un quadro più allargato e meno provinciale – Il problema delle rendite di posizione da superare
LIVORNO – “La Riforma portuale approderà quanto prima al Parlamento, ma è solo una proposta; starà appunto al Parlamento apportarvi i correttivi, i suggerimenti e gli indirizzi definitivi”.
L’ha detto il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Altero Matteoli parlando lunedì a Villa Letizia di Livorno, nel convegno organizzato da Confindustria e Federmanager sul “trasporto ferroviario in Toscana nel processo logistico di movimentazione delle merci”. Matteoli, rispondendo anche alle critiche del senatore Marco Filippi capogruppo della commissione Trasporti Pd alla Camera ha ricordato che il governo ha proposto un disegno di legge e non un decreto, proprio perché considera il testo, varato il 16 aprile dal consiglio dei ministri come una bozza aperta. Ma ha anche detto che uno dei veri problemi del sistema trasportistico nazionale, e insieme della logistica intermodale, è che siamo ancora vincolati a un troppo stretto provincialismo nelle analisi e nella proposta di soluzioni. “Parlare di trasporto ferroviario della Toscana” secondo Matteoli è riduttivo e fuorviante, perché bisogna ragionare su scala nazionale o addirittura europea, come del resto occorre fare anche per la portualità”.
Secondo il ministro vanno baypassati i criteri che ad oggi hanno privilegiato le “rendite di posizione” dei porti e delle realtà localizzate, rinunciando ai facili “dirigismi gratuiti” e cercando di lavorare per filiere. Nel suo intervento Matteoli ha anche citato i quattro pilastri che a suo parere devono essere alla base della riforma del sistema portuale e della stessa revisione della logistica integrata. Primo: attenzione alle reti trasportistiche integrate, in particolare per l’ultimo miglio che spesso è il punto debole per le grandi infrastrutture. Secondo: va attentamente considerato il nuovo ruolo che il Mediterraneo sta assumendo, non più solo come mare di transito ma in vista della forte crescita dell’interscambio con i nuovi mercati del Nord Africa (previsti 59 milioni di contenitori tra quattro anni contro gli attuali 32). Terzo: la crisi mondiale ha fatto capire che le rendite di posizione crollano e hub territoriali anche interessanti come quello labronico, con porto, interporto ed aeroporto integrabili, non bastano come presupposto se non si mettono insieme occasioni concrete al servizio della domanda, con le Fs cargo che ovviamente devono fare la loro parte. Quarto: ovviamente c’è una copertura finanziaria da assicurare alle infrastrutture e nel DDL c’è un fondo destinato, più una ipotesi di un treno-bonus che dovrebbe facilitare lo spostamento delle merci su rotaia, oggi vero e proprio tallone d’achille della logistica in quanto il trasporto su gomma è fortemente prevalente e ancora in crescita in tutta Europa (e in Italia, ha detto il ministro, la capacità di “ricatto” nei confronti dei governi da parte del settore dell’autotrasporto è sempre stata forte, tanto da far destinare alla gomma ingenti risorse). Occorre però non illudersi che lo Stato possa fare tutto: l’intervento del capitale privato è indispensabile e urgente, com’è urgente potenziare al massimo la crescita delle Autostrade del mare. Infine, rispondendo al sindaco di Livorno che lamentava l’esclusione nel DDL dei Comuni e Province dal processo di nomina delle Autorità Portuali, il ministro ha risposto che il punto vero è quello di velocizzare gli iter di approvazione dei piani regolatori portuali, che oggi è eccessivamente lungo perché condizionato dai comuni.
L’intervento del ministro era stato preceduto da quelli delle professoresse Colombini e De Francesco dell’Università di Pisa (con proposta di istituire a Livorno un osservatorio permanente sulla logistica), del sindaco di Livorno Sandro Cosimi anche sull’esigenza di fare rete con le Fs sull’alta velocità ed alta capacità, del presidente della Provincia Kutufà anch’egli sui nodi ferroviari e infine del professor O. Baccelli della Bocconi di Milano che ha fatto una accurata analisi sulle gravi difficoltà del trasporto ferroviario merci in Toscana e in genere in tutta Italia. Sugli aspetti tecnici hanno parlato anche Romanazzi (Fs), Roberto Piccini (Autorità Portuale) e Ambrogioni (Federmanager), mentre il senatore Filippi ha ricordato che il vero problema di tutta la filiera è la carenza di risorse accompagnata dai tempi lunghi delle decisioni sia in sede centrale che locale. Totalmente mancata infine la partecipazione – peraltro annunciata – della Regione con il neopresidente Rossi. E il dibattito successo si è spento abbastanza stancamente su quella che lo stesso Filippi ha definito “la filiera del niente”.