All’avanguardia le aragoste meccaniche per fiutare le mine, mentre al Sant’Anna di Pisa si studia il polpo sintetico e una piattaforma che scopre gli inquinamenti e le loro fonti
PISA – Per qualcuno è più che altro un giocare alla fantascienza applicata. Ma di recente gli studi e le applicazioni del “Centro di Ricerca per le Tecnologie del mare e la Robotica Marina” della scuola superiore di Sant’Anna hanno avuto l’onore di pregevoli pubblicazioni scientifiche internazionali. E il professor Paolo Dario, docente di robotica biomedica della stessa scuola, nonché coordinatore dei laboratori ART e CRIM di robotica avanzata e micro e nano-ingegneria del polo San’Anna-Valdera è stato più volte invitato in Giappone a dar lezioni nel suo campo.
Perché alcuni dei progetti della scuola – in parte realizzati anche nel centro di ricerche dello Scoglio della Regina di Livorno, in collaborazione con la WASS del gruppo Alenia – stanno diventando di interesse globale. Per lo studio dei fondali marini, per il monitoraggio ambientale, ma anche nel campo della sicurezza marittima, delle riparazioni navali, della logistica portuale, dell’archeologia sub: e perché no, anche in campo militare. Già da tempo vari tipi di robot vengono utilizzati per lavori offshore in profondità, manutenzione di oleodotti sottomarini, eccetera.
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