Sulle Authorities a passo di tartaruga
LIVORNO – Può anche darsi che di fronte ai problemi – anzi problemoni – che di questi tempi ha l’esecutivo a Roma, la vicenda di rinnovi dei vertici delle Autorità Portuali in scadenza non sia proprio tra le priorità del governo centrale. E, mutatis mutandis, nemmeno di quello dei vari governi regionali interessati.
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Però una cosa è certa: lo spettacolo offerto intorno alla giostra – o se preferite girandola – dei nomi che si rincorrono per le cariche aperte, non è affatto migliorato rispetto a quello che la politica ci ha offerto da tempo intorno ad ogni carica da occupare. Come massimo, nani e ballerine; come minimo, balbettamenti di chi dovrebbe impegnarsi allo spasimo e invece si trincera dietro qualche belato istituzionale, salvo poi prepararsi – come sempre – a cavalcare la vittoria. E del resto è antica abitudine: vittorie con centro padri e sconfitte orfane.
Potrebbe andar bene, al limite, se in gioco ci fossero cariche eminentemente politiche, dove i tempi scorrono con la lentezza delle tartarughe. Ma sui porti si tratta di cariche operative, senza la piena funzionalità delle quali quasi tutto si ferma. Eppure non mi sembra che ci siano cariche istituzionali delegate alla funzionalità dell’economia locale che si strappino i capelli e che minaccino sfracelli se gli accordi tra ministri e presidenti delle Regioni rischiano di slittare verso il (o i) commissariamento. Non so, fate voi: o i porti e i loro presidenti sono importanti per l’economia, e allora il problema pare parecchio sottovalutato. O non sono importanti e allora che ci stanno a fare? Mettiamo tutto in mano ai privati e vediamo che succede. Di peggio no, quasi certamente.
A.F.
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