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E a Livorno adesso serve fare scelte

LIVORNO – Tra i porti per le crociere, la situazione più delicata sembra spetti a Livorno. E’ il quarto in assoluto in Italia, ma più per la posizione strategica rispetto alle città d’arte toscane che per propri meriti. Tanto che a Miami la sua delegazione ha dovuto tenersi sul vago – il che è quasi un suicidio – sulla disponibilità di attracchi sia per la stagione ormai avviata, sia pure per quella 2012.

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Le poche banchine disponibili, quasi tutte a mezzo servizio, continuano ad essere “strizzate”, nel senso che si cerca di farci arrivare più navi possibile, malgrado le proteste di operatori commerciali di altri comparti. Se poi si considera che l’unica banchina da due anni totalmente riservata alle crociere, la 75 dietro il bacino di carenaggio, è stata oggetto di contraddittorie promesse alla nautica da diporto (da sfrattare per l’avvio dei lavori al “marina” del porto Mediceo), il quadro non è certo esaltante. E fino a ieri l’amministratore unico della “Porto 2000” Guido Asti si stringeva sulle spalle a fronte di quelle che definiva “non scelte” dell’Autorità Portuale.

Adesso le cose sono cambiate, almeno per quanto riguarda management e responsabilità: la “Porto 2000” operativa ha come nuovo presidente Roberto Piccini, che è chiamato a gestire una situazione degli ormeggi a dir poco drammatica. E poiché Piccini è chiamato a dimostrare che certe non-scelte quando era all’Authority erano dovute a condizionamenti che alla “Porto 2000” non ha più, ci si aspetta – per chi gli vuol bene – quel colpo di reni che a oggi non c’è stato.

La prima decisione – da prendere in sintonia con il commissario Gallanti dell’Authority, che ovviamente di queste cose sa poco o niente – dovrebbe essere la rinuncia alla sciagurata decisione di trasferire le barche del mediceo alla 75, ribadendo la scelta del piano triennale per cui la 75 è alle crociere. Dragando anche l’ultimo pezzo di banchina, che consentirebbe l’arrivo di navi più grandi. E le barchette sfrattate? Poiché i lavori del “marina” mediceo procederanno per gradi, la soluzione più logica sarebbe quella di spostare per gradi le barche dalle zone di lavoro, utilizzando aree del mediceo o altri bacini adattabili. Come si è fatto con lo sfratto della Lega Navale dall’area marina militare alla zona ex rimorchiatori, si potrebbe temporaneamente tornare all’area Marina Militare (l’ammiraglio Rosati è molto sensibile ai problemi della città), a quella davanti alla Capitaneria, con i pontili galleggianti ed eventualmente anche nella parte del bacino Morosini che per mancanza di fondali non serve ancora alla Benetti. In attesa che i “sor tentenna” della programmazione urbanistica si decidano a sbloccare La Bellana, soluzione di tutti i mali a patto di non rimandarla ancora Ad Kaledas come sembra si voglia.

La sfida per Piccini è infine quella della privatizzazione. Perché la notizia è che la “Porto 2000” si appresta per la prima volta a pagare dividendi ai due soci: e privatizzare adesso una società che frutta cospicui cespiti alle istituzioni pubbliche non sembrerebbe né saggio né opportuno. Privatizzarla sarà l’obiettivo: ma quando avrà banchine dedicate, possibilmente una stazione marittima per le crociere davvero valida, e un “comparto” concentrato e funzionale, che molti vedrebbero proprio nell’area del super-bacino, trasformando quest’ultimo in due pennelli da quattro accosti di 300 metri l’uno. Utopia? Con i “sor tentenna” certamente. Ma se qualcuno tirerà finalmente fuori le palle, forse si potrà fare.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
23 Marzo 2011

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